La Pagina di:D'ANGELO VALERIA

 

 Le librerie dove potete trovarci

 Torna al Catalogo Generale

 Commenti dei lettori
Eventi conferenze 

 Recensioni dalla stampa o altro

 Foto Album
 

 

 

EAN 9788866153191

GOCCE DI TEMPO
Valeria D'angelo
pp. 58 A5 anno 2025 € 7,00

Collana Nuovi Autori n.72

Valeria D'angelo

Nata a Piombino il 18 marzo 1971, vive a Suvereto (Li). Si è laureata in storia con indirizzo archeologico a Pisa. Attualmente lavora per il comune di Piombino.
Ha già scritto un libro precisamente un libro di poesie. “Quello scheletro nell'armadio” (La Bancarella Editrice), una raccolta dove racconta alcuni suoi viaggi interni. Questo libro invece racchiude alcuni aneddoti dei suoi genitori da giovani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GOCCE DI TEMPO

 

PRESENTAZIONE

 

Un filo può legare chi scrive e chi legge un libro, un filo che può costituire un percorso in cui ci si può avvicinare o invece allontanare. Quando ci si incontra, chi legge inevitabilmente interpreta il testo.
Leggendo le pagine di Valeria D’Angelo, mi sono tornate in mente quelle di Italo Calvino, nel libro Lezioni americane.
Nel testo di Calvino, ci sono cinque capitoli, che commentano altrettante parole, con richiami e commenti, letterari e non solo.
Le parole commentate sono:
leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità.
Queste sono le sensazioni che mi sono scaturite dal testo di Valeria D’Angelo.
• Leggerezza
Nell’interpretazione di Italo Calvino la leggerezza “si associa con la precisione, la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso.” In questo senso si distingue dalla superficialità. In effetti, i racconti descrivono vicende con fantasia e immaginazione, ma anche con riferimenti precisi alla realtà passata, alle vicende vissute, pur filtrati dai ricordi, conservando nel racconto l’immediatezza e la leggerezza.
Rapidità
• La rapidità si coglie dai primi righi dei racconti di Valeria D’Angelo, nei vari capitoli in cui ha suddiviso il testo.
Inizia subito con frasi che ci fanno entrare immediatamente nella realtà passata, senza preamboli, o spiegazioni. É il ricordo rimasto impresso di episodi vissuti, o di racconti ascoltati dalla madre o dal padre, o forse anche di altri interpreti. Poco conta. Ci fa entrare rapidamente nelle vicende passate, spesso con frammenti, senza pretendere di ricostruire situazioni complesse. Ma si intuiscono dei vissuti molto significativi, per quelle realtà passate, rimaste impresse in profondità in Valeria, e che lei, rapidamente, ci trasmette.
Valeria spazia in modo libero, frammentario pur con un filo che si percepisce legare i vari episodi riguardo i familiari, in particolare la madre, mantenendo un’incisività emotiva che rende la lettura piacevole e interessante, per esplorare realtà del passato. Ricordi di Valeria, ma probabilmente non solo suoi.
• Esattezza
Nella definizione di esattezza Italo Calvino valorizza:
1) un disegno dell’opera ben definito e calcolato;
2) l’evocazione di immagini visuali nitide, incisive, memorabili;
3) l’utilizzo di un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature.
Nei racconti proposti, Valeria descrive e ritrae la realtà nei tratti essenziali, con notevole efficacia rappresentativa. Anche aver lasciato nel testo alcune espressioni o semplici parole in dialetto ligure, ci fanno entrare nel ricordo in modo semplice e chiaro.
È un valore che mi pare si stia molto perdendo leggendo o ascoltando resoconti giornalistici e anche letterari, su tante vicende, su cui diventa sempre più difficile capire con esattezza cosa stia succedendo in tante realtà intorno noi, da quelle più complesse, a quelle più vicine. Spesso sentiamo riportare vicende in modo approssimativo, magari su alcuni aspetti approfondito sui particolari, ma che non ci aiutano a capire la situazione, la dinamica degli eventi, le conseguenze derivate da un evento.
• Visibilità
La ricerca della visibilità sta in primo luogo nel testo che Valeria ci propone. Mi viene da pensare che intanto è un modo, per lei, di rendersi visibile.
Se questo era un obiettivo, consapevole o no, direi che è andato a buon fine.
Poi direi che l’efficacia di un testo sta anche nella capacità di farci capire e vedere la scena come se si svolgesse davanti ai nostri occhi, o, come nel caso dei racconti di Valeria, di alcuni frammenti della storia dei personaggi.
Anche i disegni inseriti nei vari paragrafi ci aiutano in questo a rendere più visibile il racconto.
• Molteplicità
Nella definizione di molteplice si potrebbe in primo luogo intendere una svariata connessione tra i fatti, le persone e le cose del mondo.
Un primo aspetto in questo senso riguarda la diversità di situazioni descritte, dal primo incontro dei genitori di Valeria, dalle problematiche di adattamento sociale, da episodi di guerra o anche di ricordi dell’infanzia.
Ma un aspetto meno evidente riguarda la sensazione che questi molteplici eventi abbiano avuto come impatto su Valeria; e potremmo estendere a dire che ognuno di noi potrebbe fare un esercizio simile. Nella definizione che Calvino riporta citando Carlo Emilio Gadda riguardo la molteplicità, scrive che “conoscere è inserire alcunché nel reale; è quindi, deformare il reale”, avviando con ciò a molteplici possibilità e sviluppi.

 

Giorgio Albanesi

 

 

 

9788889971246

D'Angelo Valeria, Quello scheletro nell'armadio (o è soltanto una mosca), p. 44 ill. --- € 7,00 Bross., Poesia n. 7 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUELLO SCHELETRO NELL'ARMADIO (o è soltanto una mosca)

 

PREFAZIONE

A volte l’inizio di una storia è alla fine. E per leggere questa raccolta di poesie di Valeria credo si potrebbe iniziare dall’ultima parola- favola- dell’ultima poesia di questo volume per avere il modo, un modo, di leggere tutte le altre poesie. La dimensione della favola è sicuramente presente nella vita e nell’opera di Valeria, come ricerca della cosa bella , dell’amore, del giusto. Ma come le favole, è intrisa di tristezza, della paura, dell’inganno, della delusione, e in alcuni casi di un brusco risveglio, quando si vedono sfumare tante immagini. In queste pagine si sente che c’è , che c’è stata tanta sofferenza , tanta delusione, tanta tristezza.
Anche la frammentarietà di tante immagini, fin anche di tante frasi, rimanda alla sofferenza, all’angoscia, che può spezzare , tanti fili, allentare fili logici e razionali del nostro pensiero, allorché fa emergere una vitale emotività . Ma in queste pagine si trova anche tanta ricerca, con la voglia e la speranza di uscire dallo stallo, dall’immobilismo in cui si può cadere dopo un brusco risveglio, dopo una disillusione. Sono infatti diverse le poesie che iniziano con lunghi chiusi, come la tomba, casa, culla, dormire, cerchio, meandri; ma nel proseguimento del brano compare quasi sempre la volontà di emergere, la voglia di emergere, la voglia fare meglio, la speranza di uscire, l’aspirazione a crescere.
La prima poesia inizia “ Ogni lacrima troverà la sua bocca…..” ma finisce con “ vedrai la luce……”
La stessa frase inserita in copertina ci testimonia la situazione di disagio, di blocco di fronte alle difficoltà che Valeria ha provato evidentemente più volte, di fronte alle quali si è sentita persa, ma dalla quale è riuscita ad emergere, ad andare avanti, con l’aiuto di qualcuno che l’ha aiutata- dissetata- ma in primo luogo ridimensionando le difficoltà che le erano parse insormontabili. Rimane un percorso difficile, di perplessità, uno spazio difficile da conquistare perché difficile da conquistare , difficile da capire. E allora, in queste situazioni, può essere preferito un luogo piccolo ma sicuro da cui guardare il mondo. “ Nella mia tomba mi muovo/ mi siedo, mangio, bevo e dormo./ Nella mia tomba guardo le persone…… dietro a quella finestra io non capivo! ” E’ un percorso di crescita, per quanto difficile, da fare con le pillole, con la voglia di crescere, con la volontà di andare avanti, andare oltre : “ Non ho altro da dire / Non ho altro a cui pensare./ Un ‘altra seduta, l’ennesima seduta…girovagare con la mente per trovare/ un filo conduttore/ pillole/ pasticche/ ancore pillole…..” La poesia finisce con la frase “ La mia crescita”. Fin qui l’esperienza personale che Valeria ci vuol trasmettere, ma l’emozione che può riecheggiare in tutti noi è il disagio che può sorgere di fronte alla situazione di staticità; il fermarsi un attimo. E’ quello da cui fuggiamo , con la ricerca di novità , di cose sempre diverse, di nuovi obbiettivi da raggiungere, sempre più ambiziosi, ma che poi non ci arricchiscono, non ci danno alcuna soddisfazione. Mi viene in mente una frase che qualcuno mi disse, una sera di qualche tempo fa, in un momento particolare: “ Noi siamo degli dei che abbiamo creato tutto questo per distrarci dall’eternità”. L’atteggiamento di Valeria sembra diverso: “andando avanti , mi sono fermata/ Gli altri corrono, corrono, fanno….” Io ho scelto di fermarmi : è una dimensione che a noi può mettere a disagio, quando la confrontiamo con le nostre giornate piene d’impegni, di incontri, di scontri. Probabilmente non per Valeria che ha la pazienza di guardare la luna in una pozzanghera: “ aspettando un bus , ho guardato una pozzanghera/ c’era la luna e ho detto : / Voglio quella Ancora è lì nella pozzanghera / ferma lucente/ ed è giusta che stia ferma lì!” Ci capita di essere chiamati ad aiutare persone che sono rimaste bloccate, e la risposta non è mai facile: Perché non ci può essere una risposta standard, valida comunque, per tutti. E perché per ognuno bisogna trovare il tempo giusto. Quando ci confrontiamo con una sofferenza così profonda non possiamo semplicemente “aprire l’armadio”, perché per quella persona il confronto può essere troppo forte, troppo brutale e alla fine c’è il ritorno al sonno, all’immobilismo: “dentro alla mia casa sto dormendo/ dormire/ dormire/ ….non posso aprire quell’armadio: scoprirebbero tutti i miei vestiti/ e non sono vestiti/ sono solo soprabiti invecchiati….” Quando portiamo la persona ad aprire, se non è il tempo giusto, può essere sufficiente una mosca che gira per far ripiombare la persona nel suo rifugio: “ STRASH….. ho aperto le mie ante// Puzzo di ammoniaca , di badia di maniero/ poi guardo su una mosca , una mosca sul naso, una mosca che gira, che gira/ I miei occhi s’incrociano, non vedo, non parlo, dormire, dormire…dormire!”. Così ritorna: “ Io ho scelto di fermarmi e guardare gli altri “: Anche nella poesia Biancaneve: “ Afflosciarsi / Cadere/ offuscarsi su di un letto/ Rialzarsi/ E camminare dormendo/ son diventata un fantasma, soltanto un fantasma……”. L’alternativa al ritorno nel rifugio diventa un mezzo agli altri senza alcuna partecipazione, come un fantasma. Ma una via di uscita s’intravede, nel suggerimento che Valeria sembra indirizzare alle persone che sono in difficoltà, che sentono a disagio, ma forse rivolto anche ai loro familiari, ai loro amici, ai medici. Nella poesia “ Attento a non cadere nei suoi sguardi” ci stimola ad intraprendere un percorso che per uscire dalla sofferenza e dall’immobilismo comprenda un ampliamento delle capacità della persona, della fiducia nelle proprie capacità personali, individuate e da sviluppare: “ Attento a chi vorrebbe insegnarti la vita/ Attento a chi continua a farti vivere come vuole lui/ Attento a non inciampare nel suo sasso/ attento a lui che ti giudica/ che ti proibisce, a chi ti coccola, a chi tivizia” La conclusione “ E’ meglio la tua mente”. Quindi, attenzione a chi vuol proporti soluzioni stereotipate e standardizzate: Non è un impegno da poco, per tutti.
Dott. Giorgio Albanesi

 

 

a mio fratello Alessandro
e mio nipote Francesco

 

 

 

 

 

 

 

 
Commenti dei lettori:

 
 
 
 
 

Recensioni: