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EAN 9788866151685

DOCTOR APULICUS Aldo Simone pp 72 A5 ill. ,Bross € 9,00 Collana Saggi & Studi n. 35 2018

 

Sono nato e vissuto nell’antica Terra d’Otranto, in quel lembo d’Italia che si protende nel Mediterraneo giù giù fino a Santa Maria di Leuca, finis terrae,   e che va sotto il nome di Salento. Per approdare dove? Prima in quel di Bergamo, vincitore di un concorso a cattedra. Esperienza, nel com-plesso, positiva, che mi ha fatto conoscere e apprezzare le virtù del popolo bergamasco,  nonché sposare Giovanna, anche lei insegnante, proveniente da una altra parte ancora d’Italia, la provincia di Livorno. Questa,  pur essendo più a Nord di  Lecce, è però più a Sud di Bergamo e quindi rappresenta una specie di “baricentro” della Italia tutta, in cui, alla fine, mi sono stabilito, facendo propria una famosa massima dannun-ziana: Hic manebimus optime.

 

DOCTOR APULICUS
«Ebbene, sì. Vivevo tra gli agi in un ricco monastero ad Asello, in Toscana. Poi un brutto giorno, un confratello, che Dio lo perdoni, mi fece uno scherzo da prete. Per farmi benvolere dal popolo, avevo apposto all’ingresso della chiesa del monastero di cui ero già diventato il priore, ma la mia ambizione era quella di diventare abate, un vistoso cartiglio con su scritto: PORTA PATENS ESTO. NULLI CLAUDATUR HONESTO. Essa voleva dire, come lei ben sa, “la porta resti aperta. Non sia chiusa a nessun uomo onesto”. Il suddetto personaggio, nottetempo, cancellò il punto dove lo avevo messo io e lo mise dopo la parola NULLI, trasformando la frase in quest’altra di significato ben diverso: PORTA PATENS ESTO NULLI. CLAUDATUR HONESTO. Essa, scritta in quel modo, significava infatti: “la porta non resti aperta per nessuno. Sia chiusa all’uomo onesto”. Il giorno dopo si sparse la voce che ero impazzito e questa voce arrivò in alto, molto in alto, pare che sia giunta fino alle orecchie di Sua Santità il Papa e, allora, addio promozione ad abate, anzi persi perfino la carica di priore e quindi anche la cappa che di quella carica era il simbolo. [...]
«Non sarà mica quel tal Martino di cui proverbialmente si dice che “per un punto perse la cappa”?»
«Sì, precisamente, proprio quello; spero però di guadagnarmi un posto nella storia non per la disavventura a cui attualmente è legato il mio nome, ma per i versi che ho scritto e che continuerò a scrivere se Dio lo vorrà».
Prima di diventare il Doctor Apulicus (=Dottor Pugliese), lo chiamavano tutti Cosimino, benché suo padre, un povero pescatore di Otranto, lo avesse fatto registrare dal parroco col nome di Cosimo. Era nato nell’Anno Domini 1425 ed essendo gracile e malaticcio i genitori lo avevano affidato alle cure dei Benedettini del famoso Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, sperando che l’aria della collina e la vita monastica gli giovassero. E così fu.
Inoltre, avendo dimostrato non comuni doti intellettuali, fu mandato, con una lettera di raccomandazione dell’Abate, a studiare presso lo Studio dei Domenicani a Bolo-gna, dove conseguì il baccellierato in Filosofia, al quale teneva molto perché appassionato studioso di S. Tommaso d’Aquino, in onore del quale prese i voti, l’abito dome-nicano e il nome di frate Angelico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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9788889971345 Simone Aldo, Briciole di Minerva, p. 150 ill. €18,00 Bross., Saggi&Studi n. 5 2008.

 

 

 

Briciole di Minerva

 

Note di filosofia per Principanti e non.
La filosofia arriva sempre troppo tardi come pensiero nel mondo. Essa appare per la prima volta nel tempo, dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bell'é fatta. Così scrive Hegel nei "Lineamenti di filosfia del diritto" 1821 traendo da ciò spunto per paragonare la filosofia alla Nottola di Minerva, la quale, per l'appunto inizia il suo volo al crepuscolo.

 

Va da sé che queste “briciole” non sono neanche lontanamente paragonabili, per spessore speculativo e per concretezza esistenziale, a quelle ben più celebri del grande filosofo danese Soeren Kierkegaard, nato a Copenaghen nel 1813 ed ivi vissuto e morto nel 1855. Queste, a rigor di termini, sono piuttosto delle “bricioline”, cioè delle note culturali condite con un po’ di filosofia, che “Il Sampierese” offre ai suoi generosi e pazienti lettori da qualche anno a questa parte, in un’ apposita rubrica intitolata: “L’ Angolo di Minerva”. Ho pensato di pubblicarle tutte insieme, dall’ aprile 2004 al maggio 2007, con l’ intento di far emergere un percorso d’ indagine abbastanza avvincente e legato ai miei scritti giovanili riportati in Appendice. Di quale percorso si tratta? Di quello di un cattolico tradizionalista, molto attaccato alla liturgia in latino come emerge chiaramente dall’ articolo su Cristina Campo, che cerca tuttavia di salvare il pensiero moderno dal naufragio nichilista, approfondendo quelle correnti e quei singoli pensatori che si possono considerare meno responsabili di altri di questo incombente pericolo, per esempio il neoidealismo italiano di Croce e Gentile, senza altresì trascurare la straordinaria profondità e vitalità della metafisica classica. Il suddetto programma si avvale naturalmente dell’ importante contributo dato in tal senso da Gustavo Bontadini durante gli anni del suo insegnamento alla “Cattolica” di Milano. Questi, più di chiunque altro, seppe tenere insieme le due cose di cui sopra: la metafisica classica e il pensiero moderno nella sua versione gentiliana. E’ quanto, nel mio piccolo, ho cercato di fare anch’ io, con l’ esito che giudicheranno i lettori, perché – vien da dire parafrasando Gentile – a me arride più la luce della vetta da conquistare che non la vetta stessa e perché più semplicemente, in filosofia come nella vita, il gusto, il piacere, il bello sta soprattutto nella ricerca, nell’ avventura stessa del pensiero. Sia per quanto riguarda gli articoli usciti sul “Sampierese” sia per quanto riguarda quelli pubblicati dalla rivista “Filosofia”, mi corre l’ obbligo di ringraziare i rispettivi Direttori per averne consentito la ripubblicazione.

Aldo Simone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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