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9788889971383 Nazariantz Hrand, Armenia. Lo sterminio dimenticato, p. 93 ill. € 10,00 Bross.Bib Del '900 n. 10 2008.
 

 

 

 

 

 

 

 
Armenia. Lo sterminio dimenticato

 

Lo storico francese Jacques Le Goff, parlando dell’annoso dibattito sul futuro ingresso della Turchia nella Comunità Europea, ha sostenuto che un nodo da sciogliere è ancora quello del rispetto dei diritti delle minoranze. È un problema attuale, come quello della minoranza curda, ma è anche un problema storico: “da poco tempo, gli Stati e le istituzioni riconoscono un certo numero di colpe del passato e mi sembra indispensabile che la Turchia riconosca il genocidio armeno”.
Il problema è nuovamente esploso con la deliberazione del Congresso degli Stati Uniti (ottobre 2007) di riconoscere lo sterminio armeno come un vero e proprio genocidio, sollevando le proteste del governo turco.
Il pensiero corre ovviamente in primo luogo alla Germania e al processo di “espiazione” per l’Olocausto, ma in questo caso Le Goff sottolinea l’importanza di un evento che fino a pochi anni fa era poco conosciuto all’Occidente o, nei casi migliori, veniva visto come uno dei tanti esempi della brutalità umana in un secolo per certi versi “estremo” come il Novecento.
Lentamente, ma inesorabilmente il genocidio armeno è sempre più conosciuto dalla parte più attenta dell’opinione pubblica, inizia a comparire sui mass media. Basta pensare, in Italia, al successo del libro di Antonia Arslan La Masseria delle allodole, da cui i fratelli Taviani hanno tratto un film molto intenso che porta lo stesso titolo (2007).
Locandina del film “La Masseria delle allodole”
http://www.zabriskiepoint.net/files/masseria.jpg

Come ha scritto in modo semplice e diretto C.Mutafian nel 1995 “il genocidio degli armeni, il primo del secolo, è avvenuto ottant’anni fa in Turchia con lo scopo di ‘liberarla’ dalla presenza armena. Se si esclude la piccola, ma importantissima comunità di Istanbul, l’obiettivo fu raggiunto. Il genocidio nel 1915 è perciò anche la prima ‘pulizia etnica’ di un secolo che chiude il millennio con altre ‘pulizie’ orrende”.4
Lo sterminio del 1915 – 1916 fu l’effetto in primo luogo del nazionalismo dei Giovani Turchi, ma covava da lungo tempo l’odio del governo turco contro gli armeni, presenti in modo massiccio nelle province dell’est dell’Anatolia (in particolare nei vilayet di Van, Bitlis, Erzerum, Dyarbekir, Kharput, Sivas), in Cilicia, sul Mediterraneo, e ad Istanbul dove prosperava una consistente comunità armena. Contrapposizioni profonde che scaturivano anche da motivi religiosi (la popolazione armena era, per la quasi totalità, cristiana, un’isola nel mare musulmano) e politiche, in quanto erano in buona parte russofili, data la vicinanza della Russia a cui erano legati da motivazioni culturali e religiose. Un popolo che per secoli aveva mantenuta intatta la propria identità: un capro espiatorio perfetto un impero che veniva considerato, nella seconda metà dell’Ottocento, il “grande malato d’Europa”. Un primo motivo di rivalsa dei turchi sugli armeni fu l’esito della guerra turco- russa del 1877, conclusasi con la vittoria dell’Impero zarista. Durante il conflitto, il popolo armeno accolse i russi come liberatori, tanto più che molti ufficiali di origine armena era arruolati nell’esercito zarista. Già in quest’occasione avvennero massacri di famiglie cristiane da parte di irregolari curdi, ma era ancora poca cosa rispetto a quanto si verificò in seguito.
La Russia impose alla Turchia l’umiliante Trattato di Santo Stefano (3 marzo 1878) che, oltre a privare l’Impero Ottomano di buona parte dei propri possedimenti europei, poneva una sorta di “protettorato” russo sopra la minoranza armena (articolo 16) e che doveva impegnare i turchi ad applicare “i miglioramenti e le riforme imposti dalle necessità locali nelle province abitate dagli armeni e a garantire loro la sicurezza contro i curdi e i circassi”....continua nel libro

 
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