La Pagina di: Albert Bencic

C'era una casetta a Le Case di Suvereto

Io sono la terra Il fuoco Con il cuore dove avanno i pensieri Nascerà una stella Fotoni gravitoni  

Un prigioniero nell'Isola di Goli
l'Istria che non c'è Alla scoperta dell'Istria Adesso dove andare Una civiltà di schiavi Le brigate d'oltremare Nostra Russia Per un pò di luce per un pò di calore

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EAN 97866151869
VERSO NUOVI ORIZZONTI
ALBERT BENCIC
Pagg. 380 anno 2018 € 15,00 A5 Ill. brossura.
Collana Biblioteca di storia n. 26

 

VERSO NUOVI ORIZZONTI
«La rivoluzione proletaria, quella vera rivoluzione che avrebbe trasformato la società dell'uomo e dato al popolo della Terra la libertà, l'eguaglianza e tutti i mezzi per una vita sana, onesta e laboriosa, era ancora lontana, molto lontana, dietro un lontano e misterioso orizzonte.[...]
Un giorno tutto il battaglione prese posizione in fretta sulla cresta d'un monte che dominava alcuni villaggi.
Fui mandato in pattuglia nel primo villaggio, eravamo in tre, si trovò con noi anche la ragazza. Era una giornata nebbiosa, tutto il paesaggio dinanzi a noi, un paesaggio di villaggi sparsi tra frutteti di prugne e boschetti era nascosto nella nebbia. Dopo aver disceso il monte ed attraversato un torrente gelato eravamo già vicini alle case del paese. Oltrepassate le prime case e girato attorno ad una di esse per inoltrarsi nell'interno del villaggio ci trovammo, in mezzo ad una inattesa sparatoria, mentre da alcune case un'altra pattuglia del battaglione fuggiva gridando, «Gli Ustasci, gli Ustasci».
Ci mettemmo a correre anche noi inseguiti dagli Ustasci che sparavano all'impazzata. Protetti dalla nebbia ci portammo presto oltre il torrente nel bosco della montagna. Eravamo appena giunti sulla cresta del monte quando il comandante del battaglione decise di attaccare, e tutte le compagnie in ordine presto scesero il monte, attraversarono il torrente gelato schierandosi attorno al villaggio. Mi trovavo con la mia desetina all'estrema sinistra, lontano dalle case, in campagna tra alberi di prugne che si alternavano con siepi e boschi.
All'improvviso cominciarono a suonare i mitra tra le case del paese poi la sparatoria di tutte le armi si fece più intensa. La visibilità era ostacolata dalla nebbia che nascondeva la battaglia[...] Era la prima battaglia, il primo scambio il fuoco nella brigata proletaria, uno scambio di fuoco con un nemico invisibile, che scappava protetto dalla nebbia.»
Questo ultimo libro di Bencic è un vero e proprio inno alla vita con le sue gioie e i suoi dolori e la speranza di un mondo migliore; quel mondo per cui Bencic ha combattuto nel vero senso del termine attraverso rivolte parti-giane, guerre politiche che lo hanno portato nella terribile isola di Goli: uno dei frutti delle persecuzioni politiche di Tito, tradendo il mandato affidatogli da migliaia di giovani, che per la libertà, hanno sacrificato la loro vita contro il nazismo.
Nel cuore di questi giovani tra cui Albert vi era un orizzonte chiaro e ben delineato, un mondo dove
“l'ideale nostro alfin sarà l'internazionale, futura umanità.”
Qui Albert descrive in modo chiaro e crudo tutto il percorso di questa vita dalle difficili giornate di guerra tra i monti dell'Istria della Slovenia e Crozia fino alla vittoria e alla delusione del tradimento delle promesse del comunismo. Inoltre essendo Istriano di origine, abitante di Pola, ha pure dovuto subire anche l'esilio dalla sua patria natia.
Ma Albert non si è mai arreso, nella sua lotta per un mondo con “nuovi orizzonti” e ancora oggi che ha più di novant'anni è sempre, capace di meravigliarsi dinanzi ad un fiore, ad un albero, o ad un panorama.

 

 

 

 

 

 

 

EAN 9788866151852

PER UN PO' DI LUCE, PER UN PO' DI CALORE, Albert Bencic A5 pp.119 € 12 ,00 Collana Nuovi Autori n. 47, anno 2019

 

PER UN PO' DI LUCE PE R UN PO' DI CALORE

Capitolo 1

 

 

Sullo schermo della televisione a colori era apparsa la lunga sagoma di una nave del petrolio, la sua silhouette scura sullo sfondo azzurro del mare e celeste del cielo. Poi più vicina, più vicina fino ad apparire nitide sull'alta prua in lettere bianche “ARABIAN OIL”.
Era l'ultimo mastodonte del mare che presto avrebbe sciolto gli ormeggi dall'isola artificiale dove stava caricando le ultime gocce di greggio.
Il petrolio era scomparso da tutti i pozzi che a decine di migliaia l'uomo aveva trivellato negli angoli più remoti del globo terrestre, sulla terra ferma e dentro le profondità dei mari. Era scomparso poco a poco, come attirato da una forza poderosa e sconosciuta, verso le profonde viscere della terra. Furono tentate tutte le tecniche possibili ed immaginabili per succhiare dai pozzi fino all'ultima sua goccia.
Poi anche le macchine allestite per sollevare dalle profondità della terra il prezioso materiale restarono senza energia. Sulle vastità desertiche dell'Arabia, dove grandiosi specchi raccoglievano i raggi del sole per trasformarli in energia, c'erano ancora delle macchine che pompavano esigue quantità di greggio, che veniva convogliato nelle lunghe tubature fino al mare. Ma erano gli ultimi barili, solo una piccola riserva sarebbe rimasta nelle mani dei governanti, così come nelle loro mani era rimasta la ricchezza degli anni d'oro alla corsa dell'oro nero. Le masse del popolo, uscite povere da questa lunga corsa alle ricchezze del sottosuolo, avrebbero caricato sui cammelli la loro misera tenda, per riprendere il millenario cammino attraverso le sabbie infuocate del deserto.
Il petrolio, che doveva gettare le basi per un nuovo avvenire, aveva attraversato gli oceani ed il suo valore era nascosto in misteriose casseforti di individui rimasti altrettanto misteriosi.
Ancora una volta, l'alta prua dell'Arabian Oil apparve sullo schermo e poi il sibilo prolungato di sirene, ed il mare fino ad allora calmo iniziò a ribollire dietro la poppa della nave. Infine il mastodonte del mare, meraviglia della sapienza dell'uomo, si mise in cammino verso una sconosciuta meta. Nessuno a bordo, nemmeno il comandante stesso conosceva il porto dove avrebbe scaricato il prezioso materiale, sapeva solamente che doveva doppiare il Capo di Buona Speranza e poi l'istruzione sarebbe venuta via etere in codice.
Ancora per poco apparve la bianca scia sulla grande distesa azzurra, poi la nave scomparve e l'annunciatrice sorridente annunciò che tutte le trasmissioni per quel giorno erano finite ed avrebbero ripreso il giorno seguente alle ore venti.
La crisi energetica aveva dato inizio ad una lenta rivoluzione. Una rivoluzione che non era stata programmata da nessun partito rivoluzionario, da nessuna avanguardia dei lavoratori. Una rivoluzione imprevista, che avrebbe spazzato via lentamente, ma inesorabilmente, tante istituzioni amministrative che mantenevano il potere sulle masse con una formula che decretavano intramontabile: la formula energia-capitale-profitto. L'energia portata avanti nel suo complesso su una sola linea, per mantenere alto il profitto ed intoccabile il capitale, era saltata travolgendo nella sua caduta profitto e capitale; facendo rotolare a sua volta tutte le istituzioni politico-sociali-economiche. Resistettero meglio le istituzioni a capitale statale, data la loro egemonia uni-partitica. Le istituzioni a capitale privato, dato il potere contrastale pluri-partitico, nonostante le poderose trombe della democrazia parlamentare, furono travolte dalle masse in cerca di un nuovo sconosciuto posto nella vita.... segue nel libro


 

 

Ean 9788866151395

NOSTRA
RUSSIA

Albert Bencic, pp. 188 A5, anno 2016 12,oo

Collana Biblioteca di Storia n. 24

 

NOSTRA RUSSIA
Le masse dei contadini analfabeti, in verità, non combattevano ne lo zar, ne la chiesa, volevano un governo capace di costruire leggi con le quali potevano finalmente coltivare la propria terra. Il partito comunista, appena nato si trovò subito diviso in tre linee principali. La prima linea fu quella di proseguire la rivoluzione proletaria oltre i confini dell'Impero, una rivoluzione mondiale. Prevalse la terza linea, nella divisione del primo partito comunista. La linea della rivoluzione in un solo paese perciò nell'Impero Russo. La linea di dare ai contadini la terra che lavoravano e dare le fabbriche agli operai che nelle fabbriche lavoravano.
Un compito molto difficile per l'epoca che viveva il genere umano.
Nessun governo, in nessuna epoca, della storia, sul cammino dalle tribù agli imperi aveva mai immaginato di costruire una simile società. Si viveva dal momento dell'abbandono del nomadismo nella grande civiltà delle proprietà e dei padroni. Un modo di vivere come si vuole dire in nome di Dio. Nessun partito politico, nessuna rivoluzione avrebbe potuto compiere un simile miracolo.
Questa storia della Russia scritta da un novantenne, con il suo linguaggio scevro da correzioni o aggiunte di sorta, è anche una sorta di critica alla civiltà dello “Homo sapiens” che sin dalla preistoria non ha saputo comprendere qual'è il vero cammino da percorrere per poter costruire un mondo a vera misura d'uomo. Vien qui descritto il nomadismo le migrazioni, l'eterna lotta tra i ricchi e poveri, tra il capitale e il proletariato tra la giustizia e l'ingiustizia e le teorie politiche che hanno cercato di prendere il sopravvento l'una sull'altra. Tra tutte queste, Bencic giudica più affine ad un mondo giusto quella
Socialista e Marxista, di cui la Russia è stata l'antesignana e l'esempio e la speranza da seguire per milioni di uomini e che, nonostante il suo avvicinamento al mondo occidentale, ha ancora un ruolo di speranza per il nostro mondo.

 

 

 

 

 

 

 

9788866150916

Albert Bencic, LE BRIGATE D'OLTREMARE pp.92 A5 € 12,00 Collana Biblioteca di Storia n. 21 2015

 

LE BRIGATE D'OLTREMARE

“S'imbarcarono in vari parti della riviera della Puglia molti da Bari subito dopo che il porto era stato devastato da un' incursione aerea tedesca e quando partirono su piccole e lente navi inglesi, disarmate, il porto bruciava ancora. Si avventurarono in mare una o due navi alla volta con qualche centinaio di giovani a bordo per nave, però senza alcuna protezione militare né dal cielo né dal mare.
Tanto più presto sarebbero morti questi “comunisti” tanto più forte sarebbe stata la forza dell'impero coloniale britannico. I generali inglesi, non comprendevano che il loro impero, per quanto grande ed esteso, sarebbe crollato, e a questo avrebbe contribuito anche la morte di tanti giovani delle Brigate d'Oltremare.”

 

Pochi, conoscono la storia di quel particolare corpo delle Brigate d'Ol-tremare che, dal 1944 fino alla fine della guerra ha agito in Istria e in Jugoslavia. Un corpo, dapprima malvoluto, anche dalle forze alleate che li armarono, con vecchie divise inglesi e moschetti della prima guer-ra mondiale, i famosi 91'. E tutto ciò per paura, dell'ideologia socialista e comunista, propagatasi in Russia sin da prima della I guerra mondiale e che in quel periodo aveva preso campo nei partigiani Jugoslavi. I russi erano alleati, ma pur sempre comunisti, e tutto ciò disturbava le potenze occidentali, tanto da non fidarsi neppure di questi giovani delle brigate che, pur sempre orbi-tavano in quell'influenza politica.
La storia, di questi giovani, viene narrata in prima persona da Albert, in quanto, anche lui, era in quelle brigate e, ne ha vissuto le gioie i dolori, le fatiche, gli orrori della guerra di liberazione, finita poi in maniera diversa dall' aspettative.

C

 

 

 

9EAN 97888661515500

Albert Bencic , UNA CIVILTA' DI SCHIAVI p. 158 ill A5 € 12,00 Collana Saggi & studi n. 34 2017

 

UNA CIVILTA' DI SCHIAVI
"Con la costruzione delle fabbriche e dei cantieri in Europa e negli Stati Uniti d'America, nascerà una nuova stirpe di poveri, una stirpe che all'epoca del feudalesimo non esisteva.
Non poteva esistere perché tanto i padroni di umani quanto i padroni di anime, magari in un povero modo provvedevano alla vita della loro schiavitù. Cambierà tutto, con la costruzione dei nuovi cantieri con la costruzione delle fabbriche. Le masse della schiavitù della terra, una volta abbandonato i loro padroni, entravano nelle fabbriche, sempre dei padroni, diventando così schiavi della fabbrica. Sarebbe così nata la terza grande schiavitù nella grande civiltà delle proprietà e dei padroni.
Quando lo schiavo della fabbrica sarebbe stato cacciato dalla fabbrica, perché il padrone non aveva più lavoro, lo schiavo non poteva più pagare l'affitto, è non aveva i mezzi per alimentarsi. Sarebbe così diventato un proletario."
Padroni di terreni e padroni di umani. Padroneggiavano in due modi: nel primo, erano i ricchi padroni che padroneggiavano sui poveri padroni; nel secondo modo tanto i ricchi padroni che i poveri padroni padroneggiavano sugli schiavi.
Fin dalla nascita dei padroni, meglio dalla nascita della civiltà, delle proprietà e dei padroni, nascono due grandi gruppi, che si dividono il potere delle masse infine, dopo i grandi e piccoli padroni di terreni, di umani e di schiavi arriveranno anche i pa-droni di anime. I sacerdoti.
Questa sarà la vita che vivran -no tutti i popoli sulla lunga e tortuosa strada, della civiltà, a causa della proprietà e, dei padroni. Una civiltà che non potrà vivere senza guerre, rivolte e rivoluzioni.
Tutto potrà finire solamente quando queste termineranno.

 

 

 

EAN 9788866151210

ADESSO DOVE ANDARE,  Albert Bencic A5 pp. 200 € 12,00 Collana Nuovi Autori n. 38 2016

 

ADESSO DOVE ANDARE.
Albert Bencic dopo la Grande Guerra si trasferisce in Toscana, con i suoi pochi e ultimi risparmi.
Con la memoria rivive quei do-lorosi momenti, ripercorrendo la storia dell'umanità; dalla scoperta del fuoco alla nascita del Nuovo Mondo, dalla Seconda Guerra Mondiale alla guerra in Libia, per arrivare ad affrontare la Nuova Crisi che il mondo sta vivendo.
Il messaggio che vuole lanciare, è la speranza che i popoli si amino indistintamente, senza guerre, senza odi e senza differenze sociali.

 

Viveva un anziano, si può dire un vecchio di ottantaquattro anni. Si dovrà dire un povero vecchio perché tutta la sua ricchezza, era mezzo ettaro di terreno coperto di alberi di ulivo e di alberi di frutta varia.
Viveva in una serra dalla costruzione di plastica.
Era il mattino di un sabato, di una settimana verso la fine di ottobre, l'inizio della raccolta delle olive. Stava raccogliendo le olive in cima ad una scala di cinque metri.
Una scala dalle lunghe assi di castagno con gli scalini di frassino stagionato.
Quando aveva comperato il terreno aveva costruito il recinto ed i cancelli lontano dalla strada.
Era l'unico modo di lasciare al di là del recinto, cinque alberi di ulivo che si trovavano lungo la strada subito dopo il fosso.
Una strada bianca, come tante in Toscana.
Una strada che finiva nell'argine di un fossato artigianale costruito per raccogliere le acque delle vicine colline.
Era l'unico abitante di questo luogo di campagna.
Altre famiglie, che abitavano nel vicino villaggio venivano tutti i giorni a lavorare il terreno, l'orto, la vigna, gli olivi.

Sarebbe rimasto a lungo sulla scala, scendendo lentamente, raccogliendo le olive che tante erano in quell'annata.
Al mattino, del giorno dopo, sarebbe andato nella cittadina più vicina, una decina di chilometri.
Quando prese il portafoglio si accorse che era vuoto dovevano trovarsi più di cinquecento euro, la pensione ritirata il giorno prima.
Fu per la sua età, per le sue condizioni sociali un colpo terribile.
Un colpo che l'avrebbe tormentato per un lungo anno. Tanto tempo sarebbe passato prima di dimenticare un avvenimento che mai avrebbe potuto immaginare di vivere.
Non avrebbe potuto immaginare che sarebbe stato derubato da una di quelle poche persone che solo durante il giorno vivevano in quella sperduta campagna toscana...

 

 

EAN 9788866150794

ALLA SCOPERTA DELL'ISTRIA,  Albert Bencic A5 pp. 184 € 12,00 Collana Nuovi Autori n. 35 2016

 

ALLA SCOPERTA DELL'STRIA
Fu così che un giorno, quando i rami d'acacia si erano piegati sotto il peso dei grappoli di fiori bianchi, dissi a Mike:
«Andremo in Istria, in bicicletta. Pedaleremo di villaggio in villaggio, percorreremo strade bianche e polverose, lontano dal traffico degli automezzi; ci inoltreremo lungo i sentieri che da casa a casa tagliano i folti boschetti. Quando avremo sete, cercheremo l'acqua nei laghetti al margine delle strade e dei boschi, e quando avremo fame mangeremo le more che maturano lungo le strade, sui muretti e forse anche qualche grappolo d'uva raccolto nei vigneti che incontreremo.
Dormiremo nei fienili, in qualche vecchia stalla abbandonata, e se il sole sarà tanto caldo a settembre dormiremo sotto i rami bassi e folti dei giovani pini. Andremo sopra le colline, nelle valli, attraverso i boschi e i vigneti, alla scoperta dell'Istria.»

ALBERT Bencic dopo molti anni torna nella sua terra natia, da dove fu scacciato subito dopo la seconda guerra mondiale, dal nuovo regime di Tito, come lo furono numerosi altri istriani sparsi in tutta Italia.
É un viaggio compiuto in sella ad una vecchia bicicletta, lungo le strade grandi e piccole dell'Istria. Un viaggio della memoria, in quell'ambiente ancora in maggior parte incontaminato all'interno, mentre sulla costa il turismo la fa da padrone.
Rivede così la sua vecchia casa, ormai distrutta e coperta da folta vegetazione; dove aveva vissuto gironi felici con la madre; i boschi, dove andava a far legna con il padre.
Le dolci aspre montagne e fiumi istriani che nulla hanno da invidiare ad altri paesi del mondo.

 

9788866150916

Albert Bencic, L'ISTRIA CHE NON C'E' pp.118 A5 € 12,00 Collana Biblioteca di Storia n. 18 2013

 

L'ISTRIA CHE NON C'E'
Questa lunga testimonianza di Albert sull'Istria, non poteva che essere collocata nella nostra collana di storia perché più che un racconto, è memoria, e documento di un particolare periodo di storia ancora poco conosciuto, o marginalmente conosciuto per ragioni politiche di parte.
Albert qui narra il vissuto, i ricordi personali e azzarda anche dei giudizi politici e storici ma non per fare una lezione di storia ma una lezione di vita.
Ci narra della sua patria l'Istria questa sconosciuta e che Albert dice pure che non c'è, perché per varie vicende la sua anima e la sua popolazione sono state quasi azze-rate. Aveva resistito per secoli e unica fra le “nazioni” aveva trovato nei secoli il miglior modo di convivere tra lingue e popoli diversi senza che l'uno sopraffacesse l'altro.
Ma poi dopo la prima guerra mondiale il nazional-socialismo ha dapprima tentato di italianizzarla, non riuscendovi, e poi la seconda guerra mondiale che doveva libe-rarla, l'ha fatta quasi scomparire, provocando l'esodo di migliaia di istriani in Italia e nel mondo, a causa del nazionalismo sciovinista jugo-slavo -croato...

 

 

 

9788866150688

Albert Bencic, UN PRIGIONIERO NELL'ISOLA FI GOLI pp.118 A5 € 10,00 CollanaNuovi Autori n. 36. 2015

 

UN PRIGIONIERO NELL'ISOLA DI GOLI
Questa è la vera storia di un uomo che per le sue idee fu deportato nell'isola di Goli. Un vero e proprio campo di concentramento voluto da Tito per i dissidenti comunisti e presunti cospiratori. Un campo di concentramento dove la tortura psicologica e fisica erano quotidianamente applicate.
Bencic, istriano che aveva combattuto nelle brigate d'oltremare per la liberazione dell'Jugoslavia dal nazismo e fascismo, viene qui internato per un lungo periodo a causa delle sue idee troppo “socialiste” e considerato un nemico del potere.
Questo libro è la testimonianza di quella terribile esperienza a beneficio delle nuove generazioni a cui serva di monito.

«Dopo non so quanti giorni mi fu portato uno scritto dove si diceva che in nome del popolo avevo diritto di inoltrare protesta per essere stato privato della libertà. Era lo scandalo più vergognoso al quale dovessi sottostare, ma sarei stato contento di avere una matita e un po' di carta: avrei passato un po' meglio il mio tempo.
Sono nato e cresciuto in una terra di confine dove è facile perdere ogni cosa, e ho lavorato da sempre, fino all'estremo sfinimento, per un pezzo di pane nero. Ho conosciuto il male che sempre vittorioso assale e distrugge gli uomini, e ho desiderato sconfiggerlo. Ma più di tutto ho amato la vita, e ho desiderato innalzarla al di sopra di ogni ideale, più in alto di ogni passione. Quando ho domandato, in onore della vita, lasciatemi andare, lasciatemi andare per la mia strada, non soltanto mi avete risposto di no, ma un anno, un anno intero avete rubato alla mia gioventù.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Albert Bencic dopo la Grande Guerra si trasferisce in Toscana, con i suoi pochi e ultimi rispar-mi.
Con la memoria rivive quei do-lorosi momenti, ripercorrendo la storia dell'umanità; dalla sco-perta del fuoco alla nascita del Nuovo Mondo, dalla Seconda Guerra Mondiale alla guerra in Libia, per arrivare ad affrontare la Nuova Crisi che il mondo sta vivendo.
Il messaggio che vuole lanciare, è la speranza che i popoli si amino indistintamente, senza guerre, senza odi e senza diffe-renze sociali.

 

9788866150916

Albert Bencic, FOTONI E GRAVITONI FANTASMA pp.74 A5 € 8,00 Collana Saggi & Studi n. 30 2014

 

FOTONI EGRAVITONI FANTASMA

Avendo scoperto, almeno in base a questo breve studio che i fotoni possono essere dei fantasmi, potremo capire, dove si nascondono i gravitoni fantasma.
I fotoni fantasma arrivano dalla materia, almeno così si presume seguendo gli studi scientifici.
Potrebbe benissimo darsi che non siano per niente fantasmi ma semplicemente vibrazioni della temperatura, temperatura come uno dei quattro grandi elementi uni- versali. [...]
I gravitoni fantasma anche volendoli attribuire alla bontà di qualche elemento materiale è impossibile che facciano parte della materia...

Se un giorno, si arriverà a comprendere che non si potrà mai capire l'origine dello spazio e quando è nato lo spazio, si arriverà però a comprendere che di fatto questo esiste e non solo, ma è il primo e unico indispensabile ele-mento per contenere tutti gli altri elementi in grado di costruire e mantenere in vita, la vita cosmica.

 

 

 

 

9788866151050

Albert Bencic, NASCERA' DI UNA STELLA pp. 76 A5 € 8,00 Collana Saggi & Studi n. 31 2014

 

NASCERA' UNA STELLA

La vita cosmica, le stelle, le galassie, una vita che nasce...
Dentro la vita universale, la vita cosmica per nascere può impie-gare, miliardi di anni terrestri.
Scoprire, i modi ed i tempi della gestazione della nascita di una stella è già un grande inizio nello studio dei grandi misteri universali.
La nascita della prima cellula universale, l'unica nascita in grado di illuminare la tenebra, ed annunciare, all'oscuro universo che era nata la vita.
Questo piccolo scritto è dedicato alla nascita della prima stella, lungo il cammino nel quale i tre grandi elementi universali si uniscono per creare il primo fuoco, sconfiggere l'oscurità della tenebra ed annunciare all'intero universo che era nata la vita.

 

Una nascita vuol dire vedere la luce, o tanta o poca, ma sempre una luce.
Ecco perché esiste la tenebra, uno dei grandi elementi universali mai studiato e mai preso in considerazione dagli studiosi della vita cosmica...

 

 

 

9788866150718

Albert Bencic, CON IL CUORE DOVE VANNO I PENSIERI p. 156 A5 € 12,00 Collana Poesia n. 33 2013

 

CON IL CUORE DOVE VANNO I PENSIERI
Perduto il vigneto/ dai grappoli d'oro,/ perduto della terra/ il grande tesoro,/ il mare di spighe/ che lievemente ondeggiava/ da Kira a Siana/ nella mia dolce vallata...
Questi versi ben esprimo il contenuto di questa utima raccolta poetica di Bencic. Un poema sulla natura e sulla distruzione di essa da parte dell'uomo, che continua a pepetrare, da sempre senza remore di sorta. Sono versi di altissima liricità che riempiono di emozioni il lettore che si trova a compartecipare all'opera poetica, a soffrire e gioire con lui e a scrollarsi di dosso quell'assuefazione ai fatti che porta la quotidianità, e la perfidia dei più forti e dei soppressori della libertà, solo per i seguire i propri profitti ed egoismi.
Ma è anche il racconto lirico della memoria dell'infanzia e della gioventù nella sua patria d'origine l'Istria da dove per le vicende politiche avvenute, che lo hanno visto protagonista durante e dopo la seconda guerra mondiale, prima come partigiano, poi come uomo impegnato lo hanno costretto a fuggire.
Dopo numerose poesie, molto belle quelle sulla mamma, che narrano la sua odissea di fuggiasco e di uomo, alla ricerca di un luogo dove abitare serenamente diviene, moderno Ulisse, costretto a vagare senza meta, non riuscendo mai ad arrivare alla sua isola. Conclude la sua racolta con una poesia sulle “brigate d'oltremare” dove aveva militato nella sua giovinezza sperando in un mondo migliore ancora non realizzato ma che spera sempre si realizzi “oltre ogni speranza” “Saremo la, nelle notti del Primo Maggio,/ per accendere i fuochi,/ una grande luce di fuochi/ per illuminare il mondo,/ per non dimenticare/ i morti sul lavoro,/ per non dimenticare i morti/ di tante battaglie,/ le battaglie di sempre,/ sempre per una migliore vita,/ per tutti.”

 

99788866150725

LA TERRA , Albert Bencic ill. pag. 162 A5 anno 2013 € 12,00 Collana poesia n. 31

 

 

IO SONO LA TERRA

Bencic affronta in questo nuovo poema la nascita e la vita della Terra dalle origini a oggi in chiave non scientifica ma “filosofica”.
Il poema inizia con un flash back storico sulla scoperta del nuovo mondo, metafora di quel nuovo mando tanto agognato ma che mai è divenuto realtà, nonostante che in origine tutto facesse pensare alla nascita di un vero paradiso terrestre.
Allora è la Terra che racconta questa storia in prima persona, passo passo attraverso le sue origini i suoi cambiamenti le sue aspettative. Tutto in origine è meraviglioso, ogni cambiamento di stato e di crescita. La Terra si lascia modellare pazientemente dagli eventi esterni che provengono dallo spazio e dall'interno di se. Il fuoco che dapprima l'avvolge lentamente si placa, allora è la volta della nuvole e dei vapori di fare al loro parte. I venti pure contribuiscono a modificarla levigandolo o rendendola più rugosa. I terremoti alzano e abbassano le montagne dando ampio spazio ai mari che le nuvole nel frattempo riempiono goccia a goccia. “nella mia prima giovinezza / apparve l'aria e con essa/ qualche gocciolina d'acqua, / goccioline/ che rinfrescavano il mio viso.”

Poi finalmente appare la vita “Dalle mie briciole/ sarebbero spuntati piccoli, sottili/ fili verdi”. Che diventano un vero e proprio manto. “Avevo disteso il mio manto/ ovunque/ coperto anche il più piccolo/ spazio,/ qualunque luogo/ dove l'acqua mi copriva,/ teneri e sottili fili/ ai quali si era dato/ il nome di erba./”
Verso dopo verso il racconto della vita continua sino ad arrivare alla comparsa dell'uomo che dapprima è considerato la migliore opera compiuta.
Con l'uomo compare la famiglia, soggetto molto importante per Bencic a cui ha dedicato già un altro poema “Il fuoco”.
Con la famiglia le comunità e dapprima comunità aperta allo scambio di affetti e di doni ma poi qualcosa appare come è apparso in natura, qualcosa che “Piccoli e grandi animali / cattivi./ Piccoli sarebbero stati/ tanto piccoli /da distruggere le foglie/ distruggere la frutta,.”
Così l'uomo, il coronamento della sua creazione (della Terra), l'essere perfetto inizia la sua corruzione che lo porterà alle prime divisioni, ai primi accaparramenti di terreni e proprietà arbitrariamente arrogandosi un diritto che non era suo. La Bibbia ci ricorda a questo riguardo “Le terre non si venderanno per sempre; perché la terra è mia e voi state da me come stranieri e ospiti. Levitico 25,23.
Così di sopruso in sopruso iniziano le violenze le guerre le schiavitù e la distruzione della Terra stessa, con l'inquinamento prodotto dal lavoro di quest'uomo figlio del demonio che ha rinnegato la madre Terra.
Ma Bencic spera ancora come ha sperato oltre 2000 anni fa Gesù di Nazareth che era venuto per riportare l'uomo alle origini indicandogli la strada per ritornare ad essere un vero figlio della Terra.
“Quando si ama la mamma./ Quando si ama la famiglia./ Quando si ama la Terra./ Quando si ama la vita,/ si ama tutto il MONDO BUONO.”

Henry

 

 99788866150725

IL FUOCO, Albert Bencic ill. pag. 142 A5 anno 2013 € 12,00 Collana poesia n. 30

 

IL FUOCO

 

Il fuoco è un poema sulle origini dell'uomo e sulla scoperta del fuoco. Fuoco che simboleggia la nascita del focolare e della famiglia, cosa molto importante per Bencic come nel suo ultimo romanzo “C'era una casetta a le case di Suvereto”.
La famiglia non è mai morta, nonostante che nel xx secolo se ne celebrasse la fine. É morto solo un certo modo di intendere la famiglia, basata solo sull'istituzione legale e non sul sentimento come vuole farci capire Bencic. La famiglia è la fine della solitudine e la meta a cui tende ogni essere vivente sospinto da una smania “di andare avanti” come dice il poeta.
Andare avanti perché si sente incompleto, insoddisfatto. Qualcosa è stato rotto sin dalle origini, cosa riconosciuta in tutte le culture dove si parla del “Paradiso perduto” a cui l'uomo tende a ritornare.
Bencic prova a ricercare questo “Paradiso perduto” narrando attraverso la poesia, la storia di quest'uomo in eterna ricerca, che apre gli occhi, non si sa quando e non si sa dove, ma sicuramente dopo che qualcosa di grave è successo, e che all'improvviso, scopre di far parte di una nuova creazione in cui si deve muovere a tentoni, dando inizio ad un lungo cammino nella scoperta di se e del mondo che lo circonda.

“Era quasi l’alba / l’alba di un tempo/sconosciuto e lontano,/ lontano,/ prima della storia.”

Così inizia questo viaggio all'interno di quest'uomo delle origini, a cui Bencic dà vita corpo e sentimento, riuscendo a narrarci una storia possibile e molto vicina al vero. Un documento storico-poetico per farci riflettere sul mistero dell'uomo e sul suo fine.

Henry

 

 

 

9788866150398

Albert Bencic , C'ERA UNA CASETTA A LE CASE DI SUVERETO p. 122 ill A5 € 12,00 Collana Nuovi Autori n. 23 2012

«Continuai i miei viaggi prima in treno poi in automobile attraverso la Toscana, La Maremma giù fino al Lazio poi all'interno nelle colline senesi, ma non riuscivo a trovare quella tanto desiderata collina esposta al sole, dove avrei costruito finalmente la mia casa».

 

 

 

 

 

 

 

 

C'ERA UNA CASETTA A LE CASE DI SUVERETO

Io volevo la casa
una casa piccola
con la veranda davanti
per guardare l’orto
ed il giardino tutt'intorno.
Una casa piccola, senza scale
una casa con la veranda davanti
per guardare il brillio
delle lucciole, nella notte
e sentir la musica infinita
dei grilli, tutt’attorno.[...]

Un casa per non stare soli
una casa per avere una famiglia
una casa per vivere
una casa per morire.
La casa dov’era?
Milioni, milioni di uomini
dove abitano?
Abitano all’ombra
dei grattacieli
delle metropoli.
In Italia
si chiamano baraccopoli
in Brasile, Favellas
in America Slum.[...]

Per un povero vecchio
neanche una casa.
Io volevo la casa
una casa con la veranda
per guardare l’orto
ed il giardino tutt’attorno. [...]

Questo romanzo verità nasce dall'esperienza vissuta di un uomo
a cui il destino ha sempre negato
il principale desiderio comune a tutti quello di possedere una casa propria. Un diritto di tutti gli uomini ma che a tanti non è permesso di avere per avidità di pochi e per ingiustizia di molti.
La storia inizia con un viaggio che parte dalla lontana Istria in giro per il mondo dapprima con una “grande nave bianca” svedese, e poi con il treno, la nave e l'aereo nei vari continenti fino ad approdare in Val di Cornia, a Suvereto in località Le Case, dove il nostro protagonista trova il tanto desiderato posto dove mettere radici.
E qui, passo passo, l'autore ci parla della bellezza della natura di questi luoghi «questo è uno dei posti più meravigliosi del mondo eppure coloro che vi sono nati non lo sanno apprezzare...» delle sue emozioni avute girando con il treno il pulman e la bicicletta in questi luoghi della toscana occidentale e di quella costiera.
Non mancano poi le disavventure legali, burocratiche e di incomprensione da parte delle istituzioni che non gli vogliono permettere di abitare in quel luogo.
Nonostante tutto e nonostante l'avanzata età riesce a realizzare il suo sogno sino a quando...

 

 
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