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SULLE ALI DELLA METAMORFOSI
Fiorenzo Pelagagge
pp. 236, A5, anno 2020 , € 16,00 ill B/N
EAN 9788866152125
Collana Saggi & Studi 36
 

 

 

SULLE ALI DELLA METAMORFOSI

 

Se il lettore desidera leggere un libro dalla complicata trama nar-rativa o scorrerlo come un fu-metto, questo non è il suo libro.
Qui non ci sono neppure gli eroi dei grandi classici, non ci sono saggisti o critici letterari che combattono sulla trincea della “cultura” o sull'impegno e il disimpegno o antieroi di qualsia-si specie.
Ma allora di cosa si tratta diranno i miei lettori?
Inizierò col dire che alle soglie del 2021 l'Italia si porta addosso da circa venti o trent'anni un ansia e una smania di rivol-gimenti culturali del costume e delle tradizioni, del modo di vivere all'interno di una cultura che era giudicata “vecchia” e divenuta tale; ormai in crisi senile rispetto ad altri paesi europei occidentali.
Questo libro propone ai lettori una serie di riflessioni sulla “metamorfosi” del costume ad iniziare dagli anni venti del secolo scorso fino ai giorni nostri.
Ecco allora che offro al lettore una rapida cronaca e frammenti di vita degli avvenimenti succe-dutisi nel corso di un secolo: inframezzati di tanto in tanto da considerazioni, analisi, racconti, piccole storie e fatti sul passato e sul presente con altri recuperati dalla memoria e qualche ipotesi sull'incerto futuro...


«Il grande giornalista Piero Ottone scriveva nel 1994 nell'articolo “Il tramonto della nostra civiltà” la seguente frase:
«È necessaria una chiave di interpretazione per inquadrare gli eventi del passato, per capire quelli del presente e forse per prevedere l'avvenire».
Sono trascorsi soltanto ventisei anni e le sue parole non erano prive di senso, ma non prevedevano che l'evoluzione storica della umanità subisse un'accelerazione del progresso tale da generare una rapida metamorfosi nel presente, degna per molti, di essere vissuta senza ricorrere ai ricordi storici cioè alle “ombre del passato”, dei costumi e delle mode i cui valori sono a loro modo il riflesso dei rapporti sociali economici e culturali di quel tempo[...]
Oggi stiamo affrontando un avventura, un viaggio affascinante, che ognuno di noi dovrà interpretare, un presente che spesso ci appare confuso e incomprensibile e ci fa presagire che siamo solo all'inizio di una grande e meravigliosa “metamorfosi” per alcuni, mentre per altri, dovremmo attenderci il contrario...»


9788866150978

La mia famiglia DAL FOLKLORE AL MARISMA

p. 152 ill. € 14,00 F. 41 B/n Bross. Maremmana n. 6 2014

 

 

 La collana Maremmana raccoglie studi storici,scientifici, di critica letteraria, artistici, ecc. che hanno come oggetto il territorio della Toscana costiera della cosiddetta "Marittima" ossia da Rosignano a Capalbio, siano essi ristampe di testi di difficile reperimento, sia studi originali sull'argomento. Per capire l'evoluzione di un territorio che negli ultimi secoli ha conosciuto cambiamenti radicali.

 

 

 

 

 

 

La mia famiglia DAL FOLKLORE AL MARIMSA

 

Dopo aver curato il fortunato volume contenente il memoriale autobiografico del padre Ugo (Per memoria, non per nostalgia, 2011, La Bancarella Editrice), Fiorenzo Pelagagge ci consegna, attraverso lo stesso editore, una nuova pubblicazione, frutto questa volta di un suo personale lavoro di ricostruzione della propria vicenda familiare.
Rispetto al precedente volume, incentrato sulla biografia del ramo paterno, il focus si sposta qui verso la storia del ramo familiare della madre Maria, le cui radici sono conficcate nella località di Cetica, sulle pendici della montagna casentinese.
Per un nativo “maremmano” come Fiorenzo Pelagagge, questo lontano legame familiare con la montagna appenninica è del resto tutt’altro che singolare. Si tratta, piuttosto, di un legame generalizzabile a molte delle famiglie, che oggi abitano lungo la costa meridionale della Toscana.
Le ragioni sono ampiamente note, e sono da ricercare in quel rapporto di stretta interconnessione che per vari secoli, è venuto a stabilirsi tra le due Toscane “periferiche” alla cosiddetta Toscana “di mezzo”.
Da una parte la Maremma, o meglio le “maremme”, terre caratterizzate dalla presenza delle paludi e della malaria, difficilmente abitabili nel periodo estivo, dunque condannate ad un basso livello di popolamento e perciò bisognose di braccia. Dall’altra la montagna appenninica, con il suo rigore climatico invernale, che spingeva parte della popolazione maschile a ricercare altrove fonti supplementari di reddito, a quello dell’economia del castagno e del pascolo estivo. La migrazione stagionale verso la Maremma ha così rappresentato, per vari secoli, una risposta alle condizioni ambientali, demografiche ed economiche del contesto locale della montagna.
Ogni inverno, dalle varie zone dell’Appennino tosco-emiliano, si irradiavano in direzione delle maremme molteplici flussi stagionali di “montagnoli”: pastori transumanti alla ricerca di pascoli liberi dalle nevi, boscaioli, carbonai, braccianti agricoli ed altri “mestieranti”. Un movimento di uomini, cose e animali che si ripeteva in senso inverso alla fine della primavera, quando sulla montagna la neve si scioglieva liberando nuovamente i pascoli e la vita economica riprendeva a pieno ritmo, mentre nelle pianure costiere tornava ad affacciarsi il rischio di contrarre la malaria.
Si è trattato di un vero e proprio rapporto strutturale di complementarietà e di interdipendenza che si è protratto fino alla metà del secolo scorso. Ma già dopo l’inizio delle bonifiche ottocentesche promosse dai Lorena e con il lento miglioramento delle condizioni idraulico-sanitarie delle maremme, questi flussi di carattere stagionale si trasformarono sempre più frequentemente in migrazione permanente.
Per tutto questo la biografia familiare propostaci da Fiorenzo Pelagagge ci appare emblematica di uno contesto in realtà assai molto più ampio ed assume perciò una valenza ben più generale. Ciò che del resto Fiorenzo ha ben chiaro e che esplicita all’inizio del volume, presentandoci il suo lavoro come il tentativo di decrittare una enigmatica visione apparsagli in un sogno; è quella di “un viaggio tra lo splendore delle montagne che mano a mano si allungano verso la costa marina”.
L’autore è cioè consapevole che il racconto delle proprie radici familiari non sarebbe pienamente comprensibile al di fuori di quello specifico contesto spazio-temporale. E non a caso nella prima parte del volume, dopo una rapida descrizione della propria infanzia e del suo profondo rapporto con la madre, opera una ricostruzione dei tratti peculiari, che hanno caratterizzato nei secoli la vita collettiva della montagna casentinese e della maremma. Nella forma tipica della saggistica storica Fiorenzo ci accompagna prima nelle pieghe della società della pianura costiera e poi in quella della montagna di Cetica, offrendoci per ciascuno dei due poli uno spaccato dei rispettivi paesaggi, dei modi di vita, delle figure professionali più rappresentative, delle consuetudini sociali, dei rituali collettivi.
Una ricostruzione nella quale i suoi ricordi di ambienti, fatti e personaggi si sommano ai risultati di un personale lavoro di ricerca condotto attraverso la letteratura storiografica.
Solo nella seconda parte, dopo aver delineato questa cornice generale, l’autore ci propone il racconto biografico di tre generazioni del proprio ramo materno, a partire dal primo Novecento, quando nella montagna di Cetica due giovani appartenenti ad agiate famiglie della società locale decisero di unirsi in matrimonio, scontrandosi con la logica di conservazione dell’integrità dei patrimoni che contrassegnava quel mondo.
Da questa “macchia” iniziale si dipana una storia familiare lunga un secolo, che l’autore ricompone grazie anche alle informazioni di anziani testimoni. E quella stessa “macchia” condizionerà a lungo i rapporti tra i discendenti, in un altalenarsi di incomprensioni, diffidenze, riconciliazioni.
Dalla prospettiva della “terza generazione”, l’autore ci propone tutto questo con lucidità e sincerità, intrecciando la vicenda della propria famiglia con quella più generale della società, delle sue trasformazioni e, senza esitare, ad accompagnare la narrazione con le sue personali riflessioni sui mutamenti più recenti e sull’incerto cammino collettivo del nostro presente.

Ovidio Dell'Omodarme


9788866150138 Pelagagge Ugo (cura Fiorenzo Pelagagge), Per memoria non per nostalgia, p. 160 ill. € 13,50 F. 41 B/n Bross. Maremmana n. 2 2011.
 

 

 La collana Maremmana raccoglie studi storici,scientifici, di critica letteraria, artistici, ecc. che hanno come oggetto il territorio della Toscana costiera della cosiddetta "Marittima" ossia da Rosignano a Capalbio, siano essi ristampe di testi di difficile reperimento, sia studi originali sull'argomento. Per capire l'evoluzione di un territorio che negli ultimi secoli ha conosciuto cambiamenti radicali.

 

 

 

 

 

 

Per memoria non per nostalgia

Siamo nel decennio 1970-1980, mi vedo invecchiare e nello stesso tempo sono accerchiato da un mondo che si esprime con parole nuove e sconosciute, esse sono entrate a far parte del nostro vocabolario di tutti i giorni, nelle televisioni, nelle scuole e del linguaggio dei giovani, ho perfino difficoltà a leggere il giornale.
Mi rendo conto che sto vivendo in un paese diverso da quello che sognavo, in un mondo che cambia velocemente, più in fretta di quanto immaginavo, tuttavia sono fiducioso che le nuove generazioni troveranno comunque interesse a leggere queste vicende di gente comune del passato che appartiene anche a loro.

Ugo Pelagagge

La Maremma rappresentava per le famiglie di emigrati di cui era anche Ugo, (marchigiano) all' inizio del Novecento l’ultimo pane,... l’autore di queste note autobiografiche, inizia la narrazione proprio dal momento dell’arrivo: è una storia di miseria nera, come si può trovare solo in certi romanzi naturalisti di fine Ottocento, e che dura, nei suoi aspetti più crudi fino ai primi anni Quaranta, tanto che sembra quasi impossibile che solo alcuni decenni dividano il nostro benessere tecnologico da questo abisso di povertà e di arretratezza. Una miseria che porta in sé anche una certa dose di rassegnazione, anche se non mancano momenti di rottura o di ribellione.
Questi migranti ... sono uomini pronti a tutti i mestieri. Se il mercato minerario è prospero, allora si “ruzzola” nella miniera, …quelle dell’Accesa e Fenice Capanne, di Ribolla e di Gavorrano, pronti a risalire fuori e dedicarsi ai lavori agricoli nei momenti di crisi o quando si presenta qualche occasione appena appetibile.... prendendo a mezzadria prima il podere di Carpignone (Accesa), poi quello di Valli (Follonica) ...
Viene la guerra e Ugo viene arruolato e inviato nel basso Lazio, poi l’armistizio e il nostro autore, attraverso la sua confusione individuale ci testimonia il caos generale. Infine il lento ritorno a casa, la cattura da parte dei tedeschi, la fuga.
Ritornato a Follonica, decide di darsi alla macchia nei dintorni di Follonica e a questo punto abbiamo il primo vero atto di rottura ossia la partecipazione alla lotta partigiana, dapprima per sfuggire al possibile reclutamento nell’esercito repubblichino, poi con la convinzione di combattere per la libertà e per un mondo più giusto...

dalla prefazione di Tiziano Arrigoni.


Ho pensato di riprendere le memorie di mio padre in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, poiché anche se queste pagine hanno un carattere largamente autobiografico e si riferiscono ad un mondo semplice com’era quello di mio padre, le vicende e le testimonianze si intrecciano con gli avvenimenti e i movimenti del secolo scorso, che avevano messo in pericolo non solo l’Unità, ma avevano negato anche i valori della libertà risorgimentali...
Oggi più che mai è lecito domandarsi alla luce delle nuove generazioni, dei mutamenti strutturali della famiglia, nonché della modernizzazione globale cosa preserviamo di quel “miracolo” di quella famiglia numerosa che ha saputo resistere negli anni alle sue contraddizioni interne, ai confronti dei difetti e dei gusti e al far vivere a fianco a fianco persone legate nel sangue ma diversissime in tutto il resto. Insomma, di far vivere e con coraggio e dignità gli unici legami, quelli familiari, che in quegli anni potevano resistere alla paura.

Fiorenzo Pelagagge

 
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