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CAPITOLO I
«Ma ndo vanno?» domanda
Romolo in sordina, rivolto a un cliente di fronte al suo bancone.
Anna, Gaichen e Pietro gli sono passati davanti senza salutare.
Svoltano a sinistra anziché a destra. Non è mai
successo. Ogni mattina alle sette in punto i tre ragazzi varcano
il cancello del chiosco del Parco Felice, larea verde romana
lungo le Mura Aureliane tra la prima basilica di Roma
la più antica doccidente San Giovanni in
Laterano e la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Siamo al
centro della città, nel quartiere Esquilino non lontano
dal Colosseo: un luogo ricco di storia, multietnico, animato
da residenti e turisti, pieno di vita, non privo però
delle sue parti oscure. Ombre e luci, mistero e degrado si mescolano
con la bellezza e leleganza della sua architettura: palazzi,
ville, chiese, parchi, ruderi dellantica Roma che affiorano
tra la polvere e il caos delle strade.
Con un rapido saluto al gestore del chiosco, Romolo, la sbirciatina
mista tra imbarazzo e timore sullo slargo laterale, già
gremito di mercanti abusivi e della loro mercanzia; i tre ragazzi
svicolano a destra su un breve tratto del viale principale in
arrivo allampio piazzale del giardino storico. È
qui che spesso il «Pronti, via!» di Anna stimola
una sfida, e allora è una corsa fin sotto la statua di
San Francesco e sono fuori dal parco. Invece stamattina decidono
di svoltare a sinistra, Gaichen ha già raggiunto la seconda
area giochi. Un metro e settantaquattro daltezza, il padre
ne va orgoglioso: «Wo érzi xiàng ta múqin
yiyàng shuyü hànzú (Mio figlio appartiene
agli Han come la madre)» confida spesso ai clienti. Mentre
Gaichen si sotterrerebbe dalla vergogna.
«Guardate, cavolo, hanno lasciato solo la molla
annuncia ve lavevo detto che li fregavano pure qui!»
sindigna.
Anna, di rimando, stropiccia gli occhi, falsando una lacrima.
«Che sfiga, proprio il mio, spariranno sicuro pure gli
altri due. A rega, tocca inventarsi qualcosa».
A dir la verità cè un po rimasta male.
Chi si sarebbe aspettato di essere coinvolto nel mistero dei
cavallucci scomparsi? La notizia ha fatto il giro delle scuole:
cavallucci a dondolo, vecchi o nuovi, vengono sottratti alle
loro molle e portati via di notte, uno alla volta, chissà
dove e per mano di chi. La polizia brancola nel buio mentre ammontano
a decine gli scomparsi. Il ladro o i ladri dei cavallucci hanno
attaccato anche il loro parco, logico, no, d'altronde perché
risparmiarlo? Da anni il parco Felice versa in uno stato di completo
abbandono. Qui ognuno è libero di agire un po come
gli pare, tanto non esiste alcun controllo e la maggior parte
della gente lo disdegna per quanto è messo male. Erbacce,
cestini trasbordanti di rifiuti sparsi ovunque. Un paradosso,
considerato il nome.
Anna, Pietro e Gaichen lo attraversano tutte le mattine diretti
alla loro scuola. Non gli importa se si allunga un po e
neppure se è pieno zeppo di monnezza, tanto è stato
sempre così fin da quando erano piccoli; è il loro
parco. Con le due aree giochi, le altalene, gli scivoli, il ponte
tibetano, i tre cavallucci a dondolo e, adesso, soprattutto,
una specie di campetto di calcio, che, anche se è pieno
di sassi, radici, e materiali da costruzioni come pezzi di cemento
e metallo, si presta al gioco come un campetto vero.
«Anna, e non fa la falsa Pietro sorride allinverso
piegando la bocca in basso tutte ste storie per un cavalluccio.
Quandè lultima volta che ci sei salita sopra?
Siamo grandi per ste cose, posso capì se se fosse trattato
delle porte di calcetto... Che possiamo fa noi pischelli?»
SEGUE NEL LIBRO
Chi si sarebbe aspettato di essere coinvolto
nel mistero dei cavallucci scomparsi? La notizia ha fatto il
giro delle scuole: cavallucci a dondolo, vecchi o nuovi, vengono
sottratti alle loro molle e portati via di notte, uno alla volta,
chissà dove e per mano di chi. La polizia brancola nel
buio mentre ammontano a decine gli scomparsi. Il ladro o i ladri
dei cavallucci hanno attaccato anche il loro parco, logico, no,
d'altronde perché risparmiarlo? Da anni il parco Felice
versa in uno stato di completo abbandono. Qui ognuno è
libero di agire un po come gli pare, tanto non esiste alcun
controllo e la maggior parte della gente lo disdegna per quanto
è messo male. Erbacce, cestini trasbordanti di rifiuti
sparsi ovunque. Un paradosso, considerato il nome.
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