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IL GIOCO DEL'AVVENTURA
Sara Marullo
pp. 128 A5 anno 2025 € 15,00
EAN 9788866153177
Collana Narrativa n. 1

L'autrice,
Sara Marullo, è nata a Roma. Proprio lì, dal 2017, è la presidente e rappresentante legale nonché referente dei progetti dell’associazione APS Amici del Parco Carlo Felice, che ha adottato ufficialmente il parco di Viale Carlo Felice a Roma. Ha colla- borato anche in progetti di Coope- razione Internazionale. Ha condotto, progettato e coor- dinato diversi laboratori creativi, teatrali, di educazione alla cittadinanza attiva ed ecologica, di progettazione, in diverse scuole e nei tre Istituti Penitenziari romani. Per quanto riguarda la scrittura, questo non è il suo primo libro. Tre dei suoi racconti sono stati pubblicati da due piccole case editrici. I titoli sono: La nuvola di Bubù (2019), Giorgione (2021) e Ciccioni Pennuti (2022). I primi due sono libri illustrati per bambini, il terzo, sempre illustrato, è invece rivolto a tutte le età.

 

 

 

 

 

IL GIOCO DELL'AVVENTURA

 

CAPITOLO I

 

«Ma ndo’ vanno?» domanda Romolo in sordina, rivolto a un cliente di fronte al suo bancone.
Anna, Gaichen e Pietro gli sono passati davanti senza salutare. Svoltano a sinistra anziché a destra. Non è mai successo. Ogni mattina alle sette in punto i tre ragazzi varcano il cancello del chiosco del Parco Felice, l’area verde romana lungo le Mura Aureliane tra la prima basilica di Roma – la più antica d’occidente – San Giovanni in Laterano e la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Siamo al centro della città, nel quartiere Esquilino non lontano dal Colosseo: un luogo ricco di storia, multietnico, animato da residenti e turisti, pieno di vita, non privo però delle sue parti oscure. Ombre e luci, mistero e degrado si mescolano con la bellezza e l’eleganza della sua architettura: palazzi, ville, chiese, parchi, ruderi dell’antica Roma che affiorano tra la polvere e il caos delle strade.
Con un rapido saluto al gestore del chiosco, Romolo, la sbirciatina mista tra imbarazzo e timore sullo slargo laterale, già gremito di mercanti abusivi e della loro mercanzia; i tre ragazzi svicolano a destra su un breve tratto del viale principale in arrivo all’ampio piazzale del giardino storico. È qui che spesso il «Pronti, via!» di Anna stimola una sfida, e allora è una corsa fin sotto la statua di San Francesco e sono fuori dal parco. Invece stamattina decidono di svoltare a sinistra, Gaichen ha già raggiunto la seconda area giochi. Un metro e settantaquattro d’altezza, il padre ne va orgoglioso: «Wo érzi xiàng ta múqin yiyàng shuyü hànzú (Mio figlio appartiene agli Han come la madre)» confida spesso ai clienti. Mentre Gaichen si sotterrerebbe dalla vergogna.
«Guardate, cavolo, hanno lasciato solo la molla – annuncia – ve l’avevo detto che li fregavano pure qui!» s’indigna.
Anna, di rimando, stropiccia gli occhi, falsando una lacrima.
«Che sfiga, proprio il mio, spariranno sicuro pure gli altri due. A rega’, tocca inventarsi qualcosa».
A dir la verità c’è un po’ rimasta male. Chi si sarebbe aspettato di essere coinvolto nel mistero dei cavallucci scomparsi? La notizia ha fatto il giro delle scuole: cavallucci a dondolo, vecchi o nuovi, vengono sottratti alle loro molle e portati via di notte, uno alla volta, chissà dove e per mano di chi. La polizia brancola nel buio mentre ammontano a decine gli scomparsi. Il ladro o i ladri dei cavallucci hanno attaccato anche il loro parco, logico, no, d'altronde perché risparmiarlo? Da anni il parco Felice versa in uno stato di completo abbandono. Qui ognuno è libero di agire un po’ come gli pare, tanto non esiste alcun controllo e la maggior parte della gente lo disdegna per quanto è messo male. Erbacce, cestini trasbordanti di rifiuti sparsi ovunque. Un paradosso, considerato il nome.
Anna, Pietro e Gaichen lo attraversano tutte le mattine diretti alla loro scuola. Non gli importa se si allunga un po’ e neppure se è pieno zeppo di monnezza, tanto è stato sempre così fin da quando erano piccoli; è il loro parco. Con le due aree giochi, le altalene, gli scivoli, il ponte tibetano, i tre cavallucci a dondolo e, adesso, soprattutto, una specie di campetto di calcio, che, anche se è pieno di sassi, radici, e materiali da costruzioni come pezzi di cemento e metallo, si presta al gioco come un campetto vero.
«Anna, e non fa’ la falsa – Pietro sorride all’inverso piegando la bocca in basso – tutte ste storie per un cavalluccio. Quand’è l’ultima volta che ci sei salita sopra? Siamo grandi per ste cose, posso capì se se fosse trattato delle porte di calcetto... Che possiamo fa noi pischelli?» SEGUE NEL LIBRO

 


Chi si sarebbe aspettato di essere coinvolto nel mistero dei cavallucci scomparsi? La notizia ha fatto il giro delle scuole: cavallucci a dondolo, vecchi o nuovi, vengono sottratti alle loro molle e portati via di notte, uno alla volta, chissà dove e per mano di chi. La polizia brancola nel buio mentre ammontano a decine gli scomparsi. Il ladro o i ladri dei cavallucci hanno attaccato anche il loro parco, logico, no, d'altronde perché risparmiarlo? Da anni il parco Felice versa in uno stato di completo abbandono. Qui ognuno è libero di agire un po’ come gli pare, tanto non esiste alcun controllo e la maggior parte della gente lo disdegna per quanto è messo male. Erbacce, cestini trasbordanti di rifiuti sparsi ovunque. Un paradosso, considerato il nome.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 
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