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9788889971352 Bertini Stefano, Le eclisse dell'eco, p. 76 € 12,00 Bross. Poesia n. 11 2008.

 

Bruna Coscini è nata a Volterra il 9 giugno 1920 e si è trasferita a Piombino nel 1926.
Da quasi dieci anni è ospite della RSA di Campiglia M. ma. E' una grande lettrice ed ha un innato senso della poesia. Tra i poeti che preferisce: Neruda,Pavese,Pasolini e la Emily Dickinson. Le sue innumerevoli poesie, ricche di emozioni che caratterizzano la sua sensibilità sono state raccolte in quattro libri già editi: "I segreti del sentimento "; "Liberi voli " e " Il silenzio della solitudine" “Momenti” che hanno ottenuto l'apprezzamento di molti lettori

 

Le eclisse dell'eco

PREFAZIONE

Si intitola “Le mie stagioni” la quinta raccolta di poesie di Bruna Coscini. Come il susseguirsi ed il mutare delle stagioni, si susseguono e mutano le emozioni, le delusioni, i dolori, le gioie, le speranze, della vita, che Bruna cattura e fissa, con grande bravura, nelle innumerevoli pagine dei suoi quaderni. Nella sua scrittura la poesia è pulsazione, naturale ritmo interiore trasferito alla pagina.
Il libro avrebbe potuto chiamarsi anche “Dall’alba al tramonto” – altro titolo che Bruna aveva suggerito e che utilizzeremo, come sottotitolo.«Il tempo passa e la clessidra filtra i minuti, le ore, i giorni» scrive, infatti, in una breve ma intensa poesia «Dobbiamo riflettere il momento magico per afferrare che la vita è un miracolo». Ed ancora: «Non resta che la speranza che all’alba pervade per iniziare il giorno; la speranza che poi viene ferita e la sera è quasi moribonda. Poi, con l’alba, rinasce e speri ancora… Così sarà sino al tramonto del tempo». Sta in questi versi il senso della nuova raccolta che contiene solo una piccola parte delle innumerevoli poesie, trascritte, con precisione, in quello che chiama il suo “quadernetto” e che, con Grazia Viaggi educatrice della struttura, abbiamo avuto difficoltà a selezionare.
Se ci poniamo in ascolto dei versi, ecco che l’apparente ingenuità appare molto spesso saggezza, capacità di giungere al “cuore” pulsante dal quale si dipartono l’intensità delle emozioni, il transito dello sguardo sul fugace viaggio terrestre, con il ritorno circolare di ciò che da sempre ne connota le tappe: le impressioni e le riflessioni sul vissuto; i volti, le emozioni, i ricordi smorzati dall’età. Ogni orpello intellettualistico è lontano dallo sguardo sereno e alto di Bruna.
Ha ragione Leonello Rabatti quando – commentando, in un suo scritto, il quarto libro di Bruna, “ Il silenzio della solitudine ”, del quale la nuova raccolta rappresenta la coerente continuità – afferma che nella poesia di Bruna Coscini vi è una naturale capacità di condensare, con estrema nitidezza, il dettato interiore, il moto spontaneo della sua profonda e limpida sensibilità. All’apparenza – aggiunge, con un’affermazione che si attesta, in pieno, anche alla presente raccolta – la semplicità dell’espressione, non lasciando permanere alcun “ residuo ” interpretativo al lettore, potrebbe essere percepito come un limite della qualità letteraria. In realtà, ad un lettore attento e non superficiale, questa semplicità appare legata alla purezza e trasparenza dell’espressione, per la quale il “dire”, intimamente fuso nella ricchezza umana della persona, affiora e sgorga spontaneamente nelle cristalline geometrie delle parole.
Sorprende la capacità di Bruna di cogliere l’attualità, di esaminare
i fatti che si svolgono all’esterno della struttura dove, da anni, trascorre la sua vita. La colpiscono le sofferenze dei disperati che clandestini cercano di raggiungere una terra che dia loro un futuro e che, invece, vengono ricacciati o fatti miseramente morire. Ma ricorrente, nelle sue poesie, è l’amarezza per il degrado politico e sociale del paese che commenta con grande lucidità anche nei colloqui che abbiamo quando vado a trovarla. E trasforma le amarezze in liriche che sembrano liberarla dalle sofferenze che, l’indifferenza ed il degrado, le producono.
Bruna ha una grande fede, nella vita e nella natura umana, che le genera il rinnovarsi della speranza. Così può scrivere e concludere in una sua bella poesia: “ Spicchi di sole”, che è anche il titolo che abbiamo dato ad un giornalino, realizzato con i ricordi degli ospiti della struttura: «… Per reagire a tanto,/ ci ha stimolato a cercare/ nelle pieghe del passato,/ le memorie più liete;/ se pur sfocate dal tempo/ riusciamo a ricomporre/ il mosaico di antiche storie,/ dove struggenti immagini/ tornano con suoni e profumi,/ incisi nella mente/ da stupendi ricordi/ di lontananze estreme,/ dando un senso a chi/ ci segue nel cammino,/ perché la vita non è solo grigiore/ ma ha pure le stagioni del sorriso/…».
Tornando al condivisibile commento di Leonello Rabatti, è possibile affermare che la fede che ritroviamo nelle poesie di Bruna non scaturisce dalla passiva accettazione di un dogma religioso ma che è cresciuta nell’humus di un’intelligenza profonda delle cose, di una visione positiva dell’essere nel mondo ed in cui la stessa condizione di quella che lei – in una poesia e in modo spregiativo, per rafforzare le negatività – chiama “vecchiezza” e la morte sono percepite come compimento, ricongiunzione all’eterno.
Un raro esempio di bellezza spirituale e di libertà.

Ado Grilli ( Arci e Rete Radié Resch )

 

 
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