La Pagina di: Arrigoni Tiziano (a cura di ), Il figlio del marescialo 1943 e dintorni

 

 Le librerie dove potete trovarci

 Torna al Catalogo Generale

 Commenti dei lettori
Eventi conferenze 

 Recensioni dalla stampa o altro

 Foto Album
 

9788866150961

AA.VV. IL FIGLIO DEL MARESCIALLO, 1943 E DINTORNI cura Tiziano Arrigoni

p. 56 ill., € 6,00 A 5 Bross. Collana Biblioteca del '900 n. 21

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL FIGLIO DEL MARESCIALLO, 1943 E DINTORNI

MARIO BADOGLIO

25 luglio 1945.
Stamani alle 11, in seguito ad appuntamento telefonico, sono stato a colloquio col duca Mario Badoglio, nella sua abitazione di via Bruxelles 56, al secondo piano della villa, dove credo che abiti pure il Maresciallo.
Conobbi Mario Badoglio quando fu console generale a Istanbul, subito dopo la conquista di Addis Abeba , alla quale partecipò come aiutante di campo di suo padre. Fui presentato a lui dall’ambasciatore Carlo Galli, che fu poi ministro con Badoglio. L’uno e l’altro, dopo aver molto insistito per indurmi a prendere la tessera del Fascio, mostrarono indirettamente d’apprezzare la mia resistenza e (compatibilmente con le loro cariche e con la mia particolare posizione all’Università di Istanbul) mi consentirono d’esercitare su quella colonia italiana l’influenza, che mi permise di creare a suo tempo, attraverso la ‘Dante Alighieri ’ , il Comitato di Liberazione Nazionale.
Dopo la partenza di S. E. Galli e del Duca Mario Badoglio conservai con loro una corrispondenza di pura cortesia con scambio d’auguri a fine anno, ma il Duca Badoglio s’interessò perché mia figlia fosse assunta dall’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche per trasmissioni non politiche in turco.
Subito dopo la caduta del fascismo mia moglie visitò Mario Badoglio, che le disse d’invitarmi a partire subito da Istanbul, via Sofia, alla volta di Roma, perché la mia presenza avrebbe potuto essere necessaria.
Naturalmente primo oggetto della nostra conversazione , durata dalle 11 alle 13, subito dopo le mie congratulazioni per lo scampato pericolo, è stato il mio effettivo rifiuto di aderire all’invito del Duca dopo il 25 luglio 1943, ma egli ha riconosciuto essere stata una vera fortuna “che le circostanze non m’ abbian permesso di partire”. In realtà i miei impegni all’Università non m’avrebbero comunque permesso di partire immediatamente e la via di Sofia fu presto preclusa.
Il racconto delle sofferenze subite da Mario Badoglio dal momento della detenzione in via Tasso3 alla liberazione dalla prigionia ha soltanto un interesse biografico. Egli mia ha detto la sua sorpresa che i Tedeschi lo abbiano risparmiato, come del resto i nipoti di Churchill, mentre il figlio di Stalin fu ucciso,4 ed ha avanzato l’ipotesi che si volesse eventualmente valersi della sua persona come ostaggio per salvare qualche alta personalità nazista , se gli avvenimenti non fossero precipitati.
Agli effetti d’un giudizio sull’eventuale atteggiamento futuro della persona in relazione col suo stato d’animo attuale, è forse interessante la circostanza che Mario Badoglio sa d’essere stato arrestato in seguito a denunzia di un prete: questo sacerdote, che era stato pure arrestato, ma rilasciato dopo quindici giorni di detenzione, si trova ora nell’Italia settentrionale. ....

( Ezio Bartalini)


Nel 1937, giovane diplomatico in carriera,Mario Badoglio era stato nominato console italiano ad Istanbul. Ben presto conobbe Ezio Bartalini, in esilio nella città turca da dieci anni: socialista, pubblicista (scriveva articoli culturali su “Il Messaggero degli Italiani”, pubblicazione in lingua italiana in Turchia), insegnava come libero docente nell’università locale ed era ben inserito nella città d’adozione.
Sostanzialmente isolato dal mondo dell’antifascismo militante che in Turchia era pressoché assente, Bartalini, pur conservando la sua indipendenza intellettuale, non faceva più attività politica. Questo permise al console di avvicinarlo e di entrare in rapporti di stima reciproci; a ciò contribuì probabilmente l’aver saputo che il professor Bartalini era stato iscritto alla massoneria, associazione di cui lo stesso Badoglio doveva dimostrarsi simpatizzante.
Grazie a questo rapporto, la famiglia di Bartalini riuscì a lasciare Istanbul e a rientrare in Italia il 30 agosto 1939, mentre Ezio rimase in Turchia fino al 1944.
Nel 1940 Badoglio era stato nominato console a Tangeri e da quel momento Bartalini non lo aveva più rivisto, nel mezzo c’erano stati gli anni terribili della guerra e per Badoglio della prigionia. Ora si incontravano di nuovo, in un nuovo contesto: Bartalini aveva iniziato di nuovo a fare politica nelle file del Partito socialista a Roma, mentre l’ex console si stava guardando intorno per riprendere le fila di una realtà profondamente mutata. Bartalini decise di trascrivere le linee essenziali del colloquio, che conteneva anche alcune considerazioni politiche considerate confidenziali, che e terminò con alcune considerazioni sulla vita privata della famiglia Badoglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Commenti dei lettori:

 
 
 
 
 

Recensioni: