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9788889971543 Lotto Nicola, Silenzio, p. 68 € 9,00 Bross., Poesia n. 13 2009.

 

 

 

Nicola Lotto (1983) vive e studia a Padova. Nel 2006 ha pubblicato "I demoni della notte" TA.TI. Edizioni. Laureato nel 2008 in Discipline dell'arte della musica e dello spettacolo all'Università di Padova (con una tesi sul teatro di Giorgio Gaber), sta attualmente specializzandosi in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale.

Silenzio

Questa piccola silloge di poesie del giovane poeta Nicola Lotto è densa di contenuto e di riferimenti, per cui non è affatto semplice cercare di dare un'indicazione al lettore su quali chiavi di lettura si possono cercare di intraprendere nel testo. L'elemento che più mi è venuto sotto gli occhi è quello religioso. Ho appena finito uno studio personale sul libro dell'Ecclesiaste, il testo forse più marcatamente filosofico ed esistenziale della Bibbia e questo volume sembra una ideale risposta – a tratti discorde, a tratti complementare – proprio a quel complicato e a tratti misterioso testo (nella tradizione scritto dal re Salomone). Dio è irriso (s'accinge alla cena / seduto in strada / con compagni vagabondi), è compianto. Quello che compie Lotto è una dissacrazione dell'elemento religioso, ridotto in una visione di minimalismo e pessimismo “cosmico” ma al tempo stesso la sua visione laica è un'analisi profonda ed esistenziale dell'apriori spirituale che ognuno di noi possiede. I riferimenti alla Madonna (uno su tutti: come una madre / e il suo grembo stanco) costituiscono più una visione femminile e materna riconducibile al culto della fertilità nelle civiltà mediterranee che una glorificazione del culto mariano proprio della teologia cattolica. Lotto parla delle bellezze del creato, di cui la più fatua è proprio quella rappresentata dalla donna, creatrice di amarezza e disillusione oltre che di tormento interiore. Alla fine, leggendo i versi di questa silloge, sembra davvero di trovarsi davanti a una versione post-moderna del testo biblico, la cui conclusione è che tutto è vanità e la via per non soffrire è una fuga dalla quotidianità, dal correre dietro al vento inutilmente (parole vuote e polvere nel vento). Il sacro viene ricondotto all'essenziale e la disillusione si allarga fino a comprendere dottrine e ideologie descritte come abiti nuovi / vecchie macchie, con una espressione, a mio giudizio, destinata a un cadere nell'oblio nel panorama poetico italiano. Ecco, l'uomo dove si colloca in questa visione? L'uomo è cenere, è l'impotenza personificata, è colore che langue, pianto sconsolato che si allarga fino a sommergere l'umanità.
Il mare, elemento romantico per eccellenza, è visto come culla di morte, come alienazione del sacro, esemplificazione dell'inquietudine dell'essere umano, dell'infido che si nasconde in ognuno di noi. L'uomo è stanco e perviene ad un suo personale Golgota fatto di mistificazioni e miserie interiori.
La conclusione, però, a cui perviene Lotto non è di rassegnazione totale, c'è una speranza e un obbiettivo: ripopolare il mare di sirene / ripopolare la terra di Dei. La sirena è la controparte femminile (o per meglio dire, amorosa in generale) che dovrebbe far quietare il mare tempestoso delle sofferenze umane, mentre il ripopolamento della terra da parte di Dei allude ad una visione escatologica in cui, al termine dell'umanità, la divinità stessa sarà fusa nella sua umanità pregnante.
Lo stile dell'autore è in realtà spurio ed assorbe più correnti del Novecento letterario. Indugia, a volte, nella poesia-racconto per andare poi ad esplorare uno stile molto asciutto, fatto di versicoli brevi e secchi, che riflettono un'emozione nuda. La poesia di Lotto è piena di domande, a volte esistenziali a volte retoriche, mai banali o scontate. I riferimenti letterari spaziano dal romanticismo ottocentesco alla poesia esistenziale di Cesare Pavese passando per Gozzano e Corazzini attraverso una rilettura post-moderna dell'ermetismo europeo, per cui non è affatto facile collocare questo autore in una corrente sia di pensiero che stilistica. La sintesi, però, è in gran parte felicemente riuscita, dando spazio a una poesia che non dimentica le sue molteplici radici ma che tenta una partita di originalità, pur all'interno di temi ovviamente non originali e trattati, pensati e “cucinati” per millenni da pensatori e poeti.
Un volume importante e inatteso, scritto da un autore che ancora avrà molto da dire nel nostro panorama letterario, e che lascerà diverse tracce nel nostro panorama letterario, se saprà sfuggire da condizionamenti e facili scappatoie stilistiche.

Andrea Panerini

 
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