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Cura TIZIANO ARRIGONI

LIBRO IN FORMATO PDF EURO 5,00

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Formato PDF € 3,00
Collana Biblioteca del '900
allegato al n. 1 del Libro volante

stampa "on demand" ( a richiesta) € 6,00

 


La Bancarella Editrice
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Quando gli letteri potevano scegliere i candidati e i partiti e e Berlusconi era di là da venire...

La “Biblioteca del ‘900”, sulla base della ricca documentazione del fondo archivistico Bartalini- Gaggero- Zannellini conservato nell’Archivio Storico della Città di Piombino , si propone di ripercorrere momenti cruciali della storia del Novecento attraverso idee, personaggi, eventi che hanno segnato il secolo scorso, con la proposizione di documenti talvolta inediti o comunque poco conosciuti.

all'interno del volume:

-Si preparano le liste elettorali.

-Ormai siamo in ballo. La campagna elettorale.

- Il 13 Aprile l'ultimo appello

Il diciotto aprile
A votare noi andrem
Per il Fronte uniti
Tutti quanti voterem 1

Sulle elezioni politiche del 18 aprile 1948 molto si è scritto e molto si è discusso: il clima di scontro feroce fra il Fronte Popolare e la Democrazia Cristiana, il massiccio intervento della Chiesa a favore di quest’ultima, i rapporti del PCI con Mosca, il ruolo contrastato del PSI.
C’era allora nell’opinione pubblica la netta sensazione di uno scontro risolutivo che portò alla netta vittoria della DC: ancora oggi ci si chiede (come ha fatto un programma di “storia simulata” su Rai Due nel marzo 2007)2 cosa sarebbe successo se in Italia avessero vinto le sinistre, se, come si diceva allora, i “cosacchi” avessero portato i loro cavalli a bere nelle fontane di piazza San Pietro.
Per capire meglio il clima del periodo seguiremo le vicende di un singolo candidato al Senato della Repubblica in una provincia italiana: il candidato è il socialista Ezio Bartalini, la provincia è quella di Arezzo.
Bartalini era già stato deputato all’Assemblea Costituente per un breve periodo, alcuni mesi dalla fine del 1947, quando, essendo il primo dei non eletti nel collegio Pisa – Livorno , aveva sostituito uno dei grandi vecchi del socialismo italiano, Giuseppe Emanuele Modigliani, che era deceduto proprio in quei giorni.
Quando si trattò di discutere delle candidature per le elezioni dell’aprile 1948, i giochi non apparvero semplici: si doveva garantire una rappresentanza equilibrata ai rappresentanti dei due partiti della sinistra, PCI e PSI, che si erano uniti nel cartello elettorale del Fronte Popolare con il simbolo di Giuseppe Garibaldi. C’era da fare inoltre attenzione al radicamento territoriale, a fare spazio a personaggi che avevano lottato contro il fascismo a costo di lunghe pene detentive, ma anche, nel caso del PSI, alle varie tendenze interne al partito, anche dopo la scissione dei socialdemocratici di Saragat a Palazzo Barberini nel 1947.
Le questioni diventarono spinose: Bartalini che contava di essere candidato nel collegio di Livorno – Pisa ( il suo collegio uscente) si vide scavalcato da altri esponenti del suo partito e “catapultato” nel collegio di Arezzo per il Senato. L’esigenza di collocare un candidato del capoluogo,Livorno, rispetto a Bartalini, molto popolare a Piombino, dove era vissuto a cavallo fra la prima guerra mondiale e il primo dopoguerra, proponeva, a livello di liste elettorali, un dualismo fra Livorno e Piombino, che durerà per molti anni.
L’Aretino era la terra d’origine della famiglia (Bartalini conservava ancora la casa paterna di Cennina vicino Bucine), tuttavia più che nella città di Arezzo, il nostro candidato era conosciuto in provincia , tanto che avrebbe preferito il collegio di Montevarchi. Anche qui, per un sistema di scatole cinesi che dovevano garantire un’equa rappresentanza ai partiti dell’alleanza, fu scavalcato dal comunista Galliano Gervasi (Foiano della Chiana 1899 – 1970), sindaco di Foiano e deputato alla Costituente .3 Fu durante la discussione sulle candidature che Bartalini ebbe modo di conoscere due giovani esponenti socialisti che diverranno entrambi presidenti della Corte Costituzionale, Leonetto Amadei e Mauro Ferri.
In ogni caso la trattativa sulle candidature fu accettata da Bartalini solo per disciplina di partito, che non digerì per nulla di essere stato catapultato da un collegio all’altro.

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