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             In effetti, quando si parla di sogno si pensa a qualcosa di
            molto distante dalla realtà, che non sarà possibile
            realizzarlo perché mancano i mezzi, il tempo, la distanza
            e tante altre cose molto vere. 
            Il sogno è definito come una speranza o un desiderio vano,
            e inconsistente, mentre il reale è ciò che ha effettiva
            esistenza, che ha una concretezza oggettiva. 
            Ma, nonostante questa oggettiva realtà, il sogno fa parte
            della nostra realtà, e quando nella nostra vita non ci
            sono più sogni tutto si appiattisce. 
            Forse siamo anche più efficienti, più adeguati,
            ma senza vitalità, con poco interesse, con poca curiosità,
            con poca energia. 
            Negli incontri con le persone che, in vario modo, manifestano
            un disagio psichico, questo tema è molto spesso presente,
            ma non sempre ce ne rendiamo conto.  
            Così, ci può essere il sogno maniacale di realizzare
            una grande impresa o di sposare una bellissima attrice, il sogno
            di avere un lavoro e unautomobile, oppure di cambiare città
            per non essere più controllato dalle persone che mi perseguitano,
            o ancora il sogno in cui il mondo funzioni bene senza ingiustizie
            e soprusi. In questi casi, il sogno si infrange sulla realtà
            in modo tale che non ne rimane niente, la realtà non si
            modifica per nulla, e rimane solamente il senso di delusione
            e frustrazione. 
            Nei progetti di riabilitazione questa prospettiva raramente viene
            considerata, nel senso che si parte per lo più da un modello
            di comportamento, di accettazione delle regole, a cui si cerca
            di fare aderire la persona. Prospettiva sicuramente importante
            e direi anzi indispensabile per ogni progetto che sia realmente
            terapeutico. [...] Un segno di questo cambiamento è levoluzione
            dei Laboratori riabilitativi che si sta verificando negli ultimi
            anni in tanti Centri Diurni e strutture riabilitative, che stanno
            diventando non solo e non tanto luoghi di intrattenimento, ma
            strumenti di progressione, verso autonomia e competenza, e anche
            spazio di conoscenza dei sogni, delle emozioni, delle angosce
            dei nostri pazienti, anche in modo meno strutturato e razionale
            del tradizionale colloquio.Il laboratorio di arteterapia che
            è stato realizzato lanno scorso presso il Centro
            Diurno LOasi di Venturina è uno stupendo
            esempio di questo percorso. 
            dr. Giorgio Albanesi  |