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9788866150114

Venturi Valentino, Il ragazzo che perse la guerra, p. 212 € 15,00 Bross. Nuovi autori n. 21 2011.

 

  a richiesta è disponibile la versione in e-bok pdf Ordine E-book € 8,00

 « Ma io lo so perché non ti azzardi a ballare con la Paola. Tu non sei veramente innamorato di lei. Tu sei innamorato della figlia del Generale caduto in guerra… caduto alla testa dei suoi soldati… del Generale medaglia d’oro…e via di seguito! Ah! Per te la guerra non è ancora finita. Si è rivoltato il mondo e tu sei ancora lì a pensare agli eroi e ai martiri… a chi è morto e a chi non doveva morire… a cosa è successo e a cosa non doveva succedere. Tu pensi a ieri… e invece bisogna pensare al domani. Ma tu sei un ragazzo riflessivo… ti fai l’esame di coscienza tutte le sere! Bravo… bravo! Sei un ragazzino per bene!»
“Pensare al domani… lo diceva anche il Duce: il passato è dietro le nostre spalle, l’avvenire è nostro, e non gli è andata bene!”

Siamo nel 1940, 18 giorni dopo l'inizio della guerra arriva la notizia dell'affondamento della motonave “Paganini” carica di truppe. Questo provoca in Luigino: il protagonista principale, vissuto nei principi e nelle illusioni del fascismo; l'inizio di una crisi esistenziale e formativa.
Attraverso Luigino, la sua famiglia, i suoi compagni di collegio a Volterra l'amicizia con Duilio che viveva a mezzadria nel “suo” podere colonico posto nel comune di Montaione, l'autore, traccia un affresco vivo di una comunità rurale e cittadina, in un periodo buio e storico per il nostro paese. Le speranze, le illusioni, e la scoperta di nuove dignità fanno da filo conduttore al romanzo coinvolgendo il lettore nelle vicende di un mondo ancestrale che non esiste più.
“Il ragazzo che perse la guerra” oltre che essere un romanzo di formazione è anche la fotografia di una società divisa profondamente per condizioni economiche e per diritti acquisiti, che la guerra riuscirà a mettere in crisi, con speranze di nuove libertà, ma anche con nuove divisioni, mancate accettazioni dei nuovi ruoli imposti dalla storia, e che ancora ci portiamo dietro.

 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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