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A cinquantanni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, la
sua voce continua a rappresentare, nel miglior modo possibile,
le periferie del mondo.
Ragazzi di vita, in questo senso, rappresenta una delle sue opere
più vive e scandalosamente attuali: un af-fresco di borgate,
povertà e innocenza bruciata, in cui le vicende sono tanto
frammentate quanto le voci e le vite dei personaggi.
Questo libro sembra esser nato esat-tamente per farci riflettere
su come il mondo di oggi sia in parte cambiato e in parte immutato.
Le crepe del realismo, infatti, sono più presenti che
mai e le figure marginali descritte dal gran-e regista e scrittore
risultano contemporanee.
Analizzare Ragazzi di vita, come ha fatto Fallani, da un punto
di vista concettuale, narratologico e stilistico, significa interrogarsi
su chi siamo diventati: sulle nostre città, sui nostri
ragazzi e sul bisogno sempre urgente di uno sguardo capace di
vedere oltre la superficie.
Possiamo quindi vivere questo libro come un omaggio, ma anche
come un dialogo, da autore ad autore, in onore dellanniversario
di un artista che è stato in grado di trasformare la decadenza
in arte.
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